Conviene vivere nelle regioni con i conti ok

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Ora l’architettura c’è. Il lavoro del legislatore non è finito, ma a questo punto dell’opera è possibile iniziare a capire come pagheranno le tasse i cittadini della futura Italia federale. L’addio al sistema attuale avverrà a tappe, seguendo un percorso che non è ancora al riparo da sorprese ma che, secondo i piani del governo, dovrebbe cominciare a produrre effetti fra meno di tre mesi. Proprietari di immobili. I primi a cimentarsi con le novità del federalismo saranno i proprietari di immobili, e non si tratta di novità da poco. Dal 2011, se arriverà l’atteso accordo con i sindaci sul federalismo municipale approvato in prima lettura il 3 agosto scorso, chi affitta un immobile smetterà di pagare l’Irpef classica, con l’aliquota prevista per il suo reddito, e la sostituirà con una cedolare secca al 20 per cento. La riforma porta novità rilevanti anche per gli almeno 500mila italiani che finora hanno nascosto al fisco il fatto di dare case in affitto. Il pericolo per loro si fa più concreto, perché i sindaci, direttamente interessati al gettito, potranno scoprire “il nero” grazie all’uso più diffuso delle banche dati concesso loro dalla riforma. Se il calendario previsto sarà confermato, ci si dovrà regolarizzare entro fine anno per evitare le nuove maxisanzioni. Dal 2012 cambierà anche il regime per il possesso e la compravendita degli immobili. I principali tributi di questo settore saranno radunati nell’imposta municipale unica, che insieme alla cedolare alimenterà i bilanci dei sindaci. Contribuenti Irpef. Sempre dal 2012, dipendenti, pensionati, autonomi e professionisti potranno vedersi ridurre le aliquote dell’Irpef statale in misura pari alla nuova addizionale regionale che sarà fissata dal governo. Ad esempio se la nuova aliquota base anziché essere dello 0,9% fosse del 2%, il prelievo in relazione alla prima aliquota scenderebbe dal 23 al 21 per cento. E così via per gli altri scaglioni. In questo quadro, diventerà comunque conveniente abitare in una regione con i conti in ordine; gli altri rischiano infatti di vedere l’altra faccia della medaglia, perché i governatori dal 2015 potranno alzare del 2,1% l’addizionale Irpef al posto dello 0,5% di manovrabilità attuale (o lo 0,8 nelle regioni con il super-fisco antideficit, che viene confermato). Restano esclusi dal pericolo i cittadini con un reddito fino a 28mila euro (sono gli attuali primi due scaglioni Irpef), ma solo se lavoratori dipendenti o pensionati. Famiglie. La manovrabilità dell’Irpef da parte delle regioni non esclude nuovi sconti, soprattutto per famiglie numerose. I governatori potranno aumentare le detrazioni per carichi di famiglia previste dalle leggi nazionali. Almeno in teoria, i vantaggi potrebbero essere consistenti perché le addizionali regionali copriranno una fetta più rilevante dell’attuale. Inoltre le regioni potranno anche sostituire gli attuali sussidi e indennizzi (buoni scuola, voucher anziani eccetera) con ulteriori detrazioni alle addizionali Irpef. Imprese. Una situazione simile riguarda le imprese. Anche a loro il decreto approvato ieri promette in chiave regionale un sogno rimasto irrealizzato a livello nazionale, vale a dire la riduzione dell’Irap fino al suo azzeramento. Il federalismo prepara la leva per giocare sulla competitività dei territori, ma la offre solo a chi ha i conti in ordine: i governatori che per quadrare i bilanci alzeranno l’addizionale regionale Irpef oltre lo 0,5%, dovranno infatti tenere invariata anche l’Irap. L’automobilista. Per chi possiede un veicolo a motore (ciclomotori esclusi), l’imposta sulle assicurazioni del 12,5% sarà versata con un nuovo modello direttamente alle province che gestiranno anche accertamento e riscossione. L’automobilista dovrà poi fare attenzione al 2014. Da quell’anno le province potranno sia ridurre che aumentare il prelievo sulla Rc auto fino a un massimo del 2,5 per cento. Balzelli addio. Professionisti e cittadini dal 2014 potranno dire addio ad alcuni balzelli, come quello fino ad oggi versato alle regioni per l’abilitazione professionale o l’addizionale regionale sull’acqua. Non solo. Non saranno più dovuti neanche le tasse regionali sulle concessioni concessioni demaniali marittime o sull’occupazione di spazi e aree regionali pubbliche. Sempreché i conti tornino, perché quello che esce dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra sotto forma di inediti tributi regionali.

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