Conti in rosso, ricandidatura vietata

Federalismo – Il Governo approva nuovamente il decreto sul fallimento politico, ricomincia l’iter in Parlamento

Il Sole 24 Ore
8 Aprile 2011
Scarica PDF Stampa
Modifica zoom
100%
ROMA – Il decreto su premi e sanzioni ricomincia da due. Il Consiglio dei ministri ha riapprovato ieri il provvedimento attuativo del federalismo che introduce il «fallimento politico» per i governatori in default. Si tratta di un nuovo via libera preliminare, dopo quello del 30 novembre scorso, che fa ripartire l’iter Conferenza unificata – bicamerale – Palazzo Chigi. Per la gioia di Regioni ed enti locali, da sempre scettici sul testo del Governo. Il nuovo passaggio in Cdm si è reso necessario per stralciare dal Dlgs i cinque articoli sulla Conferenza per il coordinamento della finanza pubblica. L’organismo addetto a monitorare il livello complessivo della pressione fiscale è stato inserito nel decreto sul fisco regionale approvato in via definitiva il 31 marzo e in attesa della firma del Capo dello Stato. Che ha incontrato ieri al Quirinale i ministri della Semplificazione e delle Riforme, Roberto Calderoli e Umberto Bossi. Gli altri 13 articoli sono rimasti pressoché identici. Il default nei conti di Asl e ospedali costerà il posto ai governatori che saranno rimossi per fallimento politico, interdetti per 10 anni da qualsiasi carica in enti pubblici e vedranno ridurre del 30% il contributo elettorale per la lista o il partito che li ricandiderà a un’altra carica prima che siano passati 10 anni dalla rimozione. Confermato inoltre l’«inventario di fine legislatura» per le Regioni sotto piani di rientro: entro 20 giorni dall’indizione delle elezioni ogni presidente dovrà pubblicare sul web una relazione dettagliata e certificata sulle misure prese per contenere la spesa sanitaria. Inventario che dovrà essere redatto, sulle uscite di loro competenza, anche da sindaci e presidenti di provincia. Per i quali, in caso di default, l’ineleggibilità 10 anni, sia in ambito locale che al Parlamento nazionale o europeo. Sul fronte dei premi, il provvedimento continua ad assegnare agli enti virtuosi una quota aggiuntiva dei proventi dall’evasione. Il Dlgs dovrà ora passare al vaglio dell’unificata e poi approdare in bicamerale. Che è impegnata sul’esame del sesto decreto sugli interventi speciali per il Sud. Il provvedimento riforma le regole per il fondo per lo sviluppo e la coesione che sostituirà il Fas, introducendo un «contratto istituzionale di sviluppo» per vincolare le regioni a obiettivi di spesa entro tempi certi. Il problema dei ritardi nei pagamenti, oltre che il Fas, riguarda da vicino anche i fondi europei sui quali l’Italia ha appena ricevuto un nuovo avvertimento dal commissario per le politiche regionali, Johannes Hahn, che ieri ha incontrato i presidenti di Puglia e Sicilia. Regioni che, da qui a fine dicembre, devono riuscire a spendere rispettivamente 830 e 900 milioni. La performance italiana, ha detto Hahn, è tra le peggiori, «come la Romania e forse la Bulgaria». Negli incontri con Nichi Vendola e Raffaele Lombardo, ai quali ha partecipato anche il ministro Raffaele Fitto, si è fatto il punto sulle nuove regole per accelerare la spesa, con scadenze rigorose da rispettare se le Regioni vogliono evitare che i fondi vengano centralizzati per progetti nazionali. Vendola e Lombardo hanno promesso un cambio di marcia, oggi toccherà invece al governatore della Campania Stefano Caldoro fare il punto con il commissario.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento