Consigli a Monti sui tagli da fare

Fonte: Italia Oggi

D’accordo: la circolare di Mario Monti per promuovere risparmi negli uffici della Presidenza ha un valore reale, soprattutto di monito e di esempio. Se tutti gli enti pubblici sopprimessero le «spese non indispensabili», la spesa pubblica complessiva sarebbe ridotta, e non di poco.
In particolare, dovrebbero essere Regioni ed Enti locali a seguire la traccia indicata da palazzo Chigi, invece di preoccuparsi esclusivamente dei modi d’incrementare le rispettive imposte.
Tuttavia ben altro potrebbe operare il presidente del Consiglio in casa propria, per sfrondare il superfluo. C’è proprio bisogno di oltre venti-dipartimenti-venti? Non ha alcun senso mantenere in vita un «dipartimento per il programma di Governo», creato al fine di fornire una struttura quando c’era un ministro senza portafoglio con un incarico evanescente e solo politico, come quello per il «programma di governo». A proposito di ministri senza portafoglio, tutti e sei quelli attuali potrebbero essere sostituiti tranquillamente da sottosegretari. Anzi, nel caso del «ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione», si potrebbe tranquillamente sopprimere l’ufficio senza alcun danno e con sicura utilità. Infatti, l’attività prevalente del diretto responsabile si è finora esternata in dichiarazioni pubbliche e in lotte private per sottrarre competenze, ora affidate ad altri ministri (e che quindi potrebbero restare dove sono).
Ciascun ministro senza portafoglio, poi, dispone di un proprio ufficio legislativo e di un proprio gabinetto.
Anche continuando a serbare i (superflui) ministri senza portafoglio, c’è da chiedersi perché ciascuno di loro debba essere dotato di gabinetto e legislativo, con relativi dirigenti e personale: potrebbero tutti servirsi del gabinetto e del legislativo della Presidenza.
Similmente, abbondano i consiglieri diplomatici: non basterebbe l’ufficio centrale di palazzo Chigi? Infine. Figura tuttora esistente l’«Unità tecnica di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia». Sarebbe bene che a palazzo Chigi si rendessero conto che il secolo e mezzo di Unità ricorreva nel 2011: siamo, da un po’, nel 2012.

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