Comuni virtuosi, bonus incerti

Fonte: Italia Oggi

Solo alleggerimento del Patto o anche recupero dei tagli previsti dal dl 78/2010 per i virtuosi?
È questa una delle domande che ancora si pongono amministratori e tecnici degli enti locali, impegnati nella difficile quadratura del cerchio relativa al bilancio di previsione 2012.
Il dubbio nasce dalla formulazione dell’art. 20, comma 3, del dl 98/2011, come modificato dapprima dall’art. 1, comma 9, del dl 138/2011 e in seguito anche dall’art. 30, comma 2, della legge 183/2011.
Tale disposizione prevede che gli enti che risulteranno collocati nella classe più virtuosa «non concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica fissati, a decorrere dall’anno 2012, dal comma 5, nonché dall’articolo 14 del decreto legge n. 78 del 2010».
In termini di Patto, ciò significa che essi avranno un obiettivo strutturale più agevole, dovendo conseguire un saldo finanziario pari a zero o, come chiarito dalla circolare n. 5/2012 della Ragioneria generale dello stato (si veda ItaliaOggi del 16 e 17 febbraio), a un valore compatibile con il riconoscimento, a favore degli altri enti, di un tetto massimo all’incremento dei rispettivi targets necessario per compensare gli sconti riservati ai primi della classe.
Ma il punto è che l’art. 14 del dl 78, espressamente richiamato dal comma 3 dell’art. 20 del dl 98/2011, declina il concorso alla manovra degli enti locali anche in termini di riduzioni dei trasferimenti erogati dallo stato, trasferimenti che (con il federalismo fiscale) sono stati fiscalizzati e di fatto rimpiazzati dai fondi sperimentali di riequilibrio: i tagli, a regime, valgono 500 milioni per le province e 2.500 milioni per i comuni (con esclusione di quelli con meno di 5.000 abitanti).
Al momento, non è chiaro se la mannaia colpirà anche gli enti virtuosi (che, in tal caso, potrebbero contare solo su un Patto più leggero). Invero, i provvedimenti di riparto delle risorse 2012 licenziati la scorsa settimana dalla Conferenza stato-città e autonomie locali (si veda ItaliaOggi del 2 marzo) non dispongono nulla in tal senso, accreditando, in tal modo, la tesi negativa.
Tuttavia, va anche rilevato che, al momento, non si conosce quali enti rientrano nell’una e nell’altra categoria: sarà, infatti, un decreto del ministero dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza unificata, a individuare i buoni e i cattivi. Del resto, la previsione di tre rate di pagamento consentirebbe di operare anche questo tipo di aggiornamenti delle singole assegnazioni, oltre che di quelli relativi alle compensazioni del maggior o minor gettito derivante dall’Imu.
In ogni caso, è evidente che la questione degli enti virtuosi va risolta in tempi brevi, per fornire certezze a tutti gli enti rispetto sia alla misura degli obiettivi sia all’entità effettiva delle spettanze.
A quest’ultimo proposito, va segnalato che, se dovesse prevalere la tesi dell’esclusione dei virtuosi dai tagli previsti dall’art. 14 del dl 78/2010, il conto per i non virtuosi potrebbe essere più salato di quello relativo al Patto, considerata la mancanza di una clausola di salvaguardia che limiti l’esborso a carico dei primi per equilibrare il peso dei bonus concessi ai secondi. In altri termini, le risorse restituite ai primi della classe sarebbero tagliate per intero a tutti gli altri.

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