Il prossimo appuntamento con i decreti attuativi della riforma fiscale, fissato ieri in conferenza stampa dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è per «metà giugno». A quel punto faranno la loro comparsa due gruppi di provvedimenti: quelli “sconsigliati” alla vigilia delle elezioni, che il 31 maggio impegneranno sette Regioni e 1.067 Comuni, e quelli rallentati dalle altre priorità su cui ha puntato il Governo.
Dei primi fa parte anzitutto la riforma dei reati fiscali, quella che nel consiglio dei ministri della vigilia di Natale 2014 era stata accorpata al primo decreto sull’abuso del diritto e aveva previsto la soglia di non punibilità (penale) nei casi in cui l’evasione contestata non superasse il 3% dell’imponibile dichiarato. Passata alla cronaca come “salva-Berlusconi”, la regola del 3% è stata bloccata dopo giorni di polemiche, e ora tutta la materia attende una ridefinizione.
Arriverà dopo le elezioni anche il decreto chiave sulla riforma del Catasto, che finora ha visto approvare solo la premessa, rappresentata dalle regole per la costituzione delle commissioni censuarie. Il prossimo provvedimento andrà invece al cuore del problema, e dovrà definire le regole per l’algoritmo con cui saranno rivalutate le rendite, le nuove categorie catastali e l’applicazione del principio dell’invarianza di gettito. La delega prevede infatti che le rendite future non facciano aumentare il peso complessivo delle tasse sul mattone, ma resta da decidere se questa «invarianza» agirà a livello comunale (come assicurato da più parti del Governo, con una previsione però non facile da applicare) oppure solo sul piano nazionale. Intendiamoci: in ogni caso il decreto rappresenterà solo l’avvio di un lavoro destinato a durare tre-cinque anni prima di incidere davvero sulle tasse degli italiani, ma le polemiche sul “rischio-aumenti” sono scontate. Anche per questo, nonostante le bozze siano parecchio avanzate (sono state anticipate sul Sole 24 Ore fin dal 4 gennaio), il provvedimento arriverà solo a giugno.
Sulla riforma della riscossione locale, invece, la tensione è fra gli addetti ai lavori, e non arriva agli elettori. Delle nuove regole, per chiudere il limbo aperto nel 2011 con la previsione dell’addio di Equitalia ai Comuni, si sta discutendo anche sui tavoli del decreto enti locali, atteso da settimane, ma l’esito resta incerto. Politicamente sensibile è anche la riforma dei giochi, mentre sul mancato arrivo finora del decreto sulla riforma delle liti tributarie, chiamato a definire le forme alternative al contenzioso, pesa soprattutto il ritardo dei lavori. Dopo la proroga scritta a inizio anno nel decreto sull’Imu agricola, il Governo ha tempo fino al 27 giugno per varare i decreti, che le commissioni parlamentari dovranno esaminare nei tre mesi successivi.
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