Botta e risposta sugli enti inutili

Enti inutili, botta a e risposta tra Governo e Province. Tutto nasce da un’intervista rilasciato dal Ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi a un quotidiano nazionale. “Ora dobbiamo iniziare ad affrontare il sottobosco della burocrazia, un lavoro complesso dove l’errore più grosso sarebbe quello di puntare su tutto e subito”, afferma il Ministro, aggiungendo che il Governo punterà ad eliminare gli enti inutili in periferia. “Parte delle funzioni delle province – continua – saranno affidate ai comuni. Le regioni, invece, non avranno nulla. Ma tra comuni e regioni è ragionevole un livello intermedio per funzioni di area vasta: la manutenzione delle strade, la tutela ambientale, la pianificazione del territorio. Ora queste funzioni saranno affidate a province più grandi governate da un presidente, eletto solo tra i consiglieri comunali, che avrà un profilo tutt’altro che anonimo”. Inoltre, dice il Ministro, “stiamo pensando di vietare la costituzione di agenzie ed enti. È più difficile vietare la costituzione di società ma dovremo trovare la formula per bloccare queste degenerazioni”. Poi aggiunge: “Se davvero riusciremo a dimezzare le province è chiaro che dovremo ripensare l’organizzazione periferica dello Stato”. Il Ministro conferma che si tratta di accorpare prefetture, questure, direzioni provinciali dell’Inps e delle Agenzie fiscali: “Per tradizione lo Stato italiano è strutturato su base provinciale”. In merito agli alti stipendi dei vertici manageriali dell’amministrazione pubblica, il Ministro afferma che “se non vogliamo fare demagogia, l’entità di alcuni compensi potrebbe anche essere giustificata dal numero dei dipendenti che si coordinano e dalla delicatezza dell’incarico che si ricopre. Il vero problema è che neanche lo Stato, prima del decreto, sapeva quanto pagava veramente ogni suo manager. Anche perché ci sono molti dirigenti che cumulano più di un incarico”. Pronta la risposta del presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, il quale a proposito della riforma degli enti locali rileva: “Non vorremmo che tutta la riforma si riduca solo a un incomprensibile taglio della democrazia, che non porta alcun risparmio, e che si mantengano in vita quei carrozzoni che sono gli enti, le agenzie e le società che sono i luoghi degli sprechi”. Una tesi che in qualche modo collima con quella del titolare di Palazzo Vidoni e a cui Castiglione dà seguito dicendo di condividere la posizione del Ministro sulla “necessità di rivitalizzare l’amministrazione italiana ridefinendola intorno ai tre livelli istituzionali, regioni, province e comuni. Ma questa riforma nei fatti ancora non c’è. L’unico provvedimento approvato dal Governo è la nuova legge elettorale delle province che sostituisce alle elezioni democratiche dirette i nominati dalla politica. Con risparmi peraltro del tutto illusori”. Castiglione conferma che l’Upi è favorevole “all’eliminazione di tutti gli enti strumentali, consorzi, società e agenzie; all’accorpamento delle province con la conseguente riduzione e razionalizzare degli uffici dello Stato in periferia. Un processo questo che porterebbe risparmi reali e immediati alle casse dello Stato: secondo le nostre stime, 1 miliardo si avrebbe dalla razionalizzazione e l’efficientamento delle province. Dal riordino degli uffici periferici dello Stato, che costano circa 65 miliardo di euro l’anno, si avrebbero almeno 2,5 miliardi di euro, e la sola abolizione degli enti e delle agenzie si può risparmiare oltre 1,5 miliardi di euro. Sono cifre importanti, e le dichiarazioni del ministro ci fanno pensare che anche il Governo se ne sia accorto. Ma vorremmo che nei confronti di questi, che sono gli sprechi reali dell’amministrazione italiana, si usasse meno timidezza. Soprattutto se a confronto con l’arroganza con cui si è voluta liquidare la riforma delle Province con il taglio degli enti democratici”.

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