Gli emendamenti della Manovra 2026

Esteso a tutto campo il blocco dei compensi per chi ha debiti con il Fisco. Nuovi controlli sulle Regioni che non rispettano i livelli minimi di servizio in sanità

Il Sole 24 Ore
12 Dicembre 2025
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di TROVATI, PARENTE e MOBILI (sul Sole 24 Ore)

L’emendamento alla manovra per correggere il blocco dei pagamenti delle PA ai professionisti con i debiti fiscali è arrivato in commissione Bilancio al Senato. Ma nella sua versione finale, scritta direttamente dal Governo e bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, non allenta le regole definite dal disegno di legge approvato dal Governo a metà ottobre. Anzi, estende il blocco a tutti gli «emolumenti», compresi quelli dovuti da soggetti diversi dalla PA per incarichi con compensi «a carico dello Stato».

In sostanza, la verifica fiscale che dall’anno prossimo dovrà precedere ogni pagamento in favore di commercialisti, notai, avvocati, ingegneri, architetti che ricevono compensi finanziati da soldi pubblici agirà a tutto campo, e bloccherà l’accredito quando il diretto interessato ha debiti non onorati nei confronti del Fisco. La regola, che riguarda ogni tipo di incarico dalle consulenze ai progetti fino alla rappresentanza legale nei diverse forme di giudizio. Dovrebbe arrivare da qui, nelle intenzioni del Governo, una nuove spinta alla fedeltà fiscale e contributiva dei lavoratori autonomi, grazie a un meccanismo che senza dubbio non mancherà però di accendere nuove polemiche. Nel fascicolo degli emendamenti governativi si incontrano poi, fra le altre misure, l’ampliamento della banca dati ISEE con le informazioni dell’anagrafe della popolazione residente gestita dal Viminale e con i dati dell’Aci.

Una nuova forma di monitoraggio viene poi predisposta per le Regioni che non assicurano il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea) in sanità: chi non raggiunge la soglia minima in una delle tre macroaree dedicate a prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera o nei singoli indicatori sarà sottoposto a un audit da parte del comitato di verifica per garantire il rispetto dei parametri entro i successivi due anni.

Nell’ultimo monitoraggio, i voti insufficienti in almeno una delle macroaree hanno riguardato Valle d’Aosta, Bolzano, Liguria, Abruzzo, Molise, Calabria e Sicilia. Altri interventi spediti dal MEF sono invece di dettaglio, e portano fra le altre cose 5 milioni al fondo sport per gli studenti universitari, 6 milioni a Napoli per le celebrazioni dei 2.500 anni della città e così via.

Ma sui tavoli della commissione Bilancio è arrivato ieri anche un nutrito gruppo di riformulazioni governative degli emendamenti proposti dai senatori. Qui ci sono tutte le riscritture delle norme fiscali anticipate nelle ultime settimane, a partire dal ripristino della tassazione agevolata dalla Participation Exemption per i dividendi dei soci che hanno quote fino al 5% o non superiori a 500mila euro. Le stesse soglie si applicheranno dal 1° gennaio 2026 anche alle plusvalenze.

Quando sono relative ai beni strumentali, è confermato l’addio alla rateazione in tre anni della tassazione, che andrà quindi liquidata in soluzione unica nell’esercizio in cui è maturata. Nei nuovi testi prende forma normativa anche l’accordo-bis con banche e assicurazioni, per portare altri 600 milioni in due anni sul tavolo della manovra.

Il gettito sarà assicurato in particolare dalla riduzione ulteriore della quota di deducibilità delle perdite pregresse (35% nel 2026 e 42% nel 2027). Banche e assicurazioni saranno bersaglio anche dell’aumento di due punti dell’Irap, che avrà però una franchigia da 90mila euro per salvare gli istituti più piccoli: il raggio d’azione della norma escluderà invece Sim, Sgr, Sicav e holding industriali.

Il contributo da due euro sui pacchi di valore fino a 150 euro resta invece riservato alle spedizioni provenienti da Paesi extra UE. La nuova regola prova a tutelarsi dal rischio di infrazioni comunitarie con un rinvio esplicito al «rispetto della normativa Ue in materia doganale e fiscale».

Questa strada, che punta a portare 245 milioni all’anno (122,5 milioni nel 2026 perché serviranno sei mesi ad avviare il sistema di monitoraggio): 44 milioni all’anno arriveranno dall’Iva da pagare sul contributo. Ma per arrivare al miliardo complessivo necessario a ristrutturare la manovra, i correttivi introducono nuovi giri di tagli: la Rai dovrà ridurre le spese di funzionamento per 10 milioni all’anno, mentre il conto da 50 milioni all’anno presentato all’Aci è ora limitato al 2026, evitando gli anni successivi.

Nell’ultimo dare-avere spuntano però anche 40 milioni a favore del fondo per il pluralismo dell’editoria, compensato in parte dalla riduzione di 20 milioni per l’emittenza locale, e 60 milioni per il fondo dedicato ad audiovisivo e cinema, che quindi riduce i tagli da 150 a 90 milioni.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 12 dicembre 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)

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