Riforma del pubblico impiego: il parere del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato ha reso negli scorsi giorni parere favorevole con osservazioni allo schema di decreto legislativo di riforma del pubblico impiego (Consiglio di Stato, comm. spec., 21 aprile 2017, n. 916).  Il parere si accompagna a quelli, resi nei giorni precedenti, sui decreti correttivi in materia di licenziamento disciplinare (n. 891 del 18 aprile 2017) e a quello in materia di valutazione delle performance (n. 917 del 21 aprile 2017).
Il Consiglio di Stato apprezza, in primo luogo, “la particolare attenzione … nel perseguire i fondamentali obiettivi della riforma”, “finalizzati alla creazione di un apparato professionale qualificato ed adeguato, regolato dal merito e orientato al servizio, capace di interagire fattivamente con le esigenze dell’utenza, secondo una logica operativa di progressiva sostituzione dell’ ‘l’amministrazione per atti’ con ‘l’amministrazione di risultato’, dell’esercizio di un potere con l’erogazione di un servizio.”. La riforma – secondo il parere – considera “l’utenza … come l’effettivo destinatario di ogni cambiamento e come titolare principale di un potere di controllo diffuso sul funzionamento della pubblica amministrazione”.

Consulta anche l’articolo T.U. pubblico impiego: la Nota di lettura in merito alle modifiche.

Tra i rilievi di ordine generale, il Consiglio di Stato segnala
– La mancata attuazione di alcune parti della delega: ad esempio, in materia di prove concorsuali che privilegino i casi pratici, o di soppressione del voto minimo di laurea, o di svolgimento dei concorsi;
– la criticità del ricorso a “linee guida ministeriali”, sia per l’uso di un termine che potrebbe creare confusione con la materia di contratti pubblici (meglio parlare di “linee di indirizzo”), sia per la necessità di chiarire la loro natura giuridica (che non può essere normativa, ma solo amministrativa), sia per il possibile rischio che tali linee introducano direttamente una parte della disciplina delegata, al di fuori del controllo del Parlamento;
– l’esigenza di una ulteriore valorizzazione del titolo di dottore di ricerca;
– la necessità di un maggiore raccordo con le recenti riforme del lavoro privato;
– l’importanza di un adeguato monitoraggio sul funzionamento della riforma;
– la rilevanza di un, limitato, investimento (o re-investimento) finanziario, se non altro per la eventuale riconversione degli apparati burocratici o per il loro riassetto organizzativo per il raggiungimento dei nuovi obiettivi.

>> CONSULTA IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO 21 APRILE 2017, n. 916.

>> CONSULTA IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO 21 APRILE 2017, n. 917.

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