Torino tra le sei città europee al centro di uno studio sulla libera circolazione dei cittadini

Lo studio è stato presentato dalla Commissione nel corso di un incontro con sindaci e amministratori locali europei.

I cittadini dell’UE si trasferiscono in altri Stati soprattutto per lavorare e in media sono più giovani ed economicamente più attivi della popolazione locale, come dimostra uno nuovo studio indipendente sull’impatto del diritto alla libera circolazione nell’UE. In particolare lo studio si è concentrato su sei città europee – Torino, Praga, Lille, Amburgo, Dublino e Barcellona ­ scelte per la composizione multinazionale della loro popolazione.

L’analisi delle sei città mostra come il fenomeno della migrazione è storicamente radicato a Lille e ad Amburgo mentre è più recente nelle altre città. A Torino nel 2011 il 6,4% della popolazione proveniva da altri paesi dell’Unione europea; di questi, il 91,8% era originario della Romania. A Barcellona, invece, la maggior parte dei cittadini di un altro paese UE proviene dall’Italia.

L’arrivo di cittadini stranieri, principalmente giovani e in età lavorativa, ha un impatto significativo sull’economia locale. Nel caso di Torino, ad esempio, lo studio valuta che il gettito fiscale dei contribuenti stranieri frutti alle casse pubbliche un netto di 1,5 miliardi di Euro.

La libera circolazione è un bene per l’Europa, per i suoi cittadini e per le sue economie. Certo comporta delle sfide per alcune città, sfide che vanno affrontate, ma sarebbe sbagliato mettere in discussione il diritto alla libera circolazione” – ha sottolineato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, in occasione della Conferenza dei sindaci sulla libera circolazione. “Sono fermamente convinta che dobbiamo lavorare insieme — a livello europeo, nazionale e locale — per far sì che queste sfide si trasformino in opportunità. Gli esempi di Barcellona, Dublino, Amburgo, Lille, Praga e Torino ci dimostrano che questa trasformazione è possibile”.

Secondo lo studio i lavoratori stranieri aiutano non solo a colmare le lacune del mercato del lavoro locale, ma anche a far crescere nuovi settori e a compensare l’invecchiamento demografico delle città. Spesso però accettano lavori al di sotto delle loro qualifiche, come a Torino dove la maggior parte dei lavoratori stranieri è impiegata nel settore dell’edilizia o nell’assistenza domestica. Sono inoltre emerse disparità salariali tra i cittadini nazionali e quelli di altri Stati membri, che spesso non godono nemmeno delle stesse opportunità abitative e di integrazione scolastica per i figli, nonostante paghino regolarmente le tasse.

Nelle sei città oggetto dello studio emerge che l’atteggiamento verso la mobilità sta migliorando, anche grazie a politiche di accesso all’informazione, di apprendimento della lingua e di dialogo interculturale che favoriscono l’inclusione e la partecipazione.

Lo studio è stato presentato in occasione della conferenza di oltre 100 sindaci e rappresentanti degli enti locali europei, riuniti per confrontare iniziative, problematiche e buone pratiche adottate e per discutere le sfide e le opportunità legate alla libera circolazione dei cittadini dell’UE.

(Fonte: Commissione europea)

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