Tasse sì, ma con equità

Fonte: Il Sole 24Ore

La manovra approvata contiene sia la riduzione delle cosiddette tax expenditures ovvero la razionalizzazione di regimi agevolativi, detrazioni e riduzioni d’imposta, sia un significativo aggravio sui governi locali. Inoltre, per dare una misura a cittadini, mercati e Ue di massima serietà, il governo ha varato, sul modello tedesco, la proposta di modifica della Costituzione per l’introduzione del principio del pareggio di bilancio. L’eliminazione di sussidi impropri, i tagli alla Pa improduttiva e l’introduzione di seri vincoli all’incremento del debito pubblico sembrano così mitigare l’accusa di una manovra esclusivamente giocata sul prelievo fiscale. Potremmo avere però effetti diversi e per questo, se si deve ricorrere alla modifica costituzionale, è utile forse che lo si faccia per intero difendendo, sempre secondo il modello tedesco, i diritti del contribuente, soprattutto di quelli meno abbienti. Il taglio dei sussidi riguarda per lo più una serie di interventi relativi a famiglia, casa, lavoro e pensione, nonché alle erogazioni liberali agli enti del terzo settore, che si riferiscono prevalentemente alle categorie svantaggiate. Si potrebbe convenire sulla riduzione delle 485 agevolazioni fiscali purché tale azione sia assunta con lo stesso piglio e la stessa misura per le 107 tasse o forme di prelievo che gravano sul cittadino. In Italia il cittadino si vede prelevare il 51% del proprio reddito. In base al calcolo del “giorno di liberazione fiscale” dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, poi, deve mediamente lavorare 150/160 giorni, il che significa fino a fine maggio o metà di giugno, esclusivamente per soddisfare le esigenze fiscali dello Stato, prima di potere disporre di risorse per sé e la propria famiglia. Anche il taglio agli enti locali probabilmente produrrà riduzione di servizi pubblici e/o incrementi tariffari per la loro fruizione, denuncia questa sollevata anche dai Governatori delle varie Regioni e dall’Anci. Bisogna ricordare che i Comuni hanno tra le principali voci di spesa quelle relative alle funzioni svolte nel settore sociale (da bambini e anziani alle categorie svantaggiate), e che le Regioni hanno garantito con proprie risorse al territorio anche fondi per l’assistenza socio-sanitaria, la formazione, la casa, i trasporti locali, etc. Sperando che tutto ciò non finisca per gravare sulle spalle dei meno abbienti e venendo alla riforma costituzionale, forse saremmo più tranquilli se la Costituzione fosse chiamata in causa per garantire anche equità fiscale e un livello massimo di contribuzione, evitando che per non fare deficit si aumentino oltremodo le imposte. Pur condividendo l’intervento volto a evitare sforamenti di bilancio e incremento del debito pubblico, che non è altro che una tassa postergata, andrebbe difeso anche il diritto del contribuente a premettere il proprio sostentamento e quello del proprio nucleo familiare al prelievo fiscale. Mi riferisco al rispetto del Familienexistenzminimum elaborato dalla Corte di Karlsruhe e riportato in alcuni scritti dal professor Luca Antonini, presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale. Con tale intervento la corte tedesca ha imposto al legislatore una tax expenditures generalizzata, l’obbligo cioè di esentare dall’imposizione quanto è necessario al mantenimento della famiglia, affermando che il reddito deve essere tutelato come strumento per la libertà personale. Da liberale avrei preferito meno imposte dirette e indirette e un maggior snellimento del pubblico con la vendita di società e immobili e da convinto sostenitore del principio di sussidiarietà mi sarebbe piaciuto vedere la codifica costituzionale alla tedesca del minimo esente, personale e familiare, a che con le risorse risparmiate si possano pagare servizi liberamente scelti tra le migliaia di proposte che la società civile sa organizzare. Ma si sa che la nostra esterofilia si scatena solo per i doveri e non per i diritti.

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