Prima rata IMU: previsti dalla CGIA quasi 10 miliardi di gettito

Se la tassa sulla prima casa e sui terreni e i fabbricati agricoli é stata sospesa, per tutti gli altri immobili la prima rata dell’IMU deve essere pagata entro oggi (17 giugno 2013): per le casse dello Stato e dei Comuni è previsto un gettito di quasi 10 miliardi di euro (precisamente 9,7 miliardi).
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre che dapprima ha censito le tre principali categorie di immobili chiamate al pagamento della prima rata (case di pregio, abitazioni locate/seconde case ed attività produttive) e successivamente ne ha calcolato il gettito tenendo conto che il legislatore ha deciso che l’ammontare della prima rata dell’Imu 2013 deve essere pari al 50% del totale pagato nel 2012: sempre che l’immobile sottoposto al pagamento non abbia subito un passaggio di proprietà o un cambio di destinazione d’uso.
Per il calcolo della prima rata, infatti, si deve fare riferimento alle aliquote deliberate per il 2012.
Ebbene, a fronte di un pagamento complessivo atteso di 9,7 miliardi di euro, 4,9 miliardi (pari al 51,4% del totale)verrà dall’applicazione dell’imposta sulle abitazioni locate e le cosiddette seconde o terze case che sono pari a poco più di 13.785.000 immobili. A questo stock vanno aggiunte le relative pertinenze che sono 9.595.000.
Altri 4,7 miliardi di euro (pari al 48,6% del totale) sarà in capo agli immobili ad uso produttivo (negozi, laboratori, capannoni, alberghi, etc.) che corrispondono a poco più di 4.225.000 immobili, mentre 66 milioni di euro (0,7% del totale) sono da addebitare a 73.680 prime case di pregio o di lusso che non sono state esonerate dal pagamento della prima rata.
” Quasi la metà del gettito complessivo previsto – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre –dovrebbe venire dall’applicazione dell’Imu sugli immobili a destinazione produttiva. Ho il timore, vista la difficoltà in cui si trovano le attività economiche, che molti imprenditori non ce la faranno a rispettare questa scadenza. Non mi riferisco solo a quelli che attualmente continuano ad esercitare la propria attività, ma a moltissimi proprietari di capannoni o negozi che a seguito della crisi hanno chiuso i battenti in questi ultimi mesi e ora sono alla ricerca di un nuovo lavoro. È molto probabile che queste persone, che una volta chiusa la propria attività non godono di nessuna misura di sostegno al reddito, non abbiano la liquidità necessaria per onorare questa scadenza“.

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