Pieni poteri alla Ue sui bilanci

Fonte: Il Sole 24 Ore

In poche ore ieri due nuovi Paesi – la Spagna e Cipro – hanno chiesto l’aiuto dell’Europa, provocando nuove incertezze a tre giorni da un atteso vertice europeo di giovedì e venerdì. Sono ormai cinque i Paesi ufficialmente in crisi. Sotto la pressione dei mercati, i capi di stato e di governo discuteranno di come rilanciare la crescita economica e di riforma dell’unione monetaria, oltre che della crisi bancaria spagnola e dello sconquasso debitorio in Grecia.
Il rapporto messo a punto dal presidente del consiglio Herman Van Rompuy sul futuro della zona euro sarà il tema forte. Secondo le ultime indicazioni emerse ieri sera in attesa che la relazione di 10-15 pagine fosse inviata alle delegazioni nazionali, il documento si compone di tre grandi parti: unione bancaria, unione di bilancio e unione economica, attraverso un rafforzamento del controllo reciproco e dei poteri della Commissione nell’indirizzare i bilanci nazionali.
La relazione deve da un lato tenere conto dei paletti imposti dagli stati membri, e dall’altro essere abbastanza ambiziosa dall’offrire una via di uscita dalla crisi debitoria in cui versa la zona euro da almeno due anni. Più volte in queste settimane, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha tratteggiato i contorni di una eventuale unione bancaria: sorveglianza centralizzata, garanzia in solido dei depositi e fondo unico di gestione delle crisi bancarie.
La Commissione propone da tempo il trasferimento alla Bce della vigilanza creditizia, oggi responsabilità nazionale, applicando l’articolo 127 dei trattati. Per tenere conto delle differenze tra 17 e 27, i Paesi extra-zona euro potrebbero continuare a far riferimento all’Autorità bancaria europea. «Una maggioranza di Paesi sembra essere pronta ad affidare il ruolo della vigilanza alla Bce, tra cui la Francia e la Germania», spiegava ieri un responsabile europeo.
Il problema nella pratica sarà di trovare un compromesso tra una Francia che preme per una soluzione rapida, mettendo l’accento sulla solidarietà, e una Germania che in cambio, per esempio, di garanzie in solido dei depositi vuole una sorveglianza bancaria unica, e magari anche un aumento del controllo reciproco delle politiche economiche. Su questo fronte comunque non c’è bisogno di revisione dei trattati e la Commissione è quindi pronta a fare rapidamente le proposte del caso.
L’unione di bilancio è un obiettivo più difficile da raggiungere. Prima di giungere a una mutualizzazione dei debiti, si potrebbe pensare a un coordinamento delle emissioni obbligazionarie tra i diversi Paesi. Il documento di Van Rompuy dovrebbe elencare le varie possibilità – dai titoli a breve termine emessi in comune al fondo di riscatto dei debiti. Il rapporto «menziona varie tappe, ma senza dettagliarle», affermava ieri un responsabile europeo.
Anche in questo caso, il rapporto deve tenere conto del desiderio francese per gli eurobonds e della richiesta tedesca di una cessione di sovranità in cambio di una mutualizzazione dei debiti che richiederebbe la modifica dei Trattati. Per quanto riguarda l’unione economica, Van Rompuy apre la porta un maggiore controllo reciproco, fino a dare, secondo il Financial Times, la possibilità alla Commissione di dettare cambiamenti ai bilanci, sulla base di una proposta votata dal Consiglio. La misura va oltre il two-pack, i due regolamenti da associare al patto di stabilità e che prevedono un intervento della Commissione nelle politiche nazionali più invasivo di quello attuale. La proposta sembrerebbe un modo per convincere la Germania ad accettare una mutualizzazione dei debiti. Infine la relazione, che verrà discussa come prima cosa giovedì sera, tratta anche della legittimità democratica di una unione più integrata. Tutti i paesi sono convinti che sia necessario un crescente controllo dal centro.

LA ROAD MAP
I tre pilastri
Il rapporto che Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha inviato ieri in serata ai Governi europei e che verrà presentato all’inizio del vertice dei leader Ue giovedì a Bruxelles si fonda su tre pilastri
Unione bancaria, che si articola in una garanzia unica sui depositi affiancata a una viglianza centralizzata e a un sistema comune di liquidazione delle banche insolventi
Unione di bilancio, che al suo interno presenta le varie opzioni di messa in comun edel debito. Se i veri e propri eurobond sono per il momento accantonati, resta in pista il fondo di rimborso in cui far confluire la parte dei debiti pubblici nazionali che supera il 60% del Pil
Unione economica, che darebbe più poteri alla Commissione europea fino al punto di consentirle di imporre modifiche alle Finanziarie nazionali

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