La gestione dei conflitti di interessi per un’amministrazione rispettosa dei principi costituzionali

Nel presente numero della Newsletter d’autore approfondiremo il tema del conflitto di interessi, dando evidenza in particolare delle disposizioni normative e disciplinari che impongono ai dipendenti di astenersi o di comunicare la situazione di conflitto esistente. Il conflitto di interessi è una situazione sempre più attenzionata non soltanto in atti dell’ANAC e nei codici di comportamento, ma anche nelle decisioni della giurisprudenza amministrativa.

L’ANAC nel PNA 2022, nel capitolo “Conflitti di interessi in materia di contratti pubblici” ha esordito affermando che “La prevenzione di fenomeni corruttivi si realizza anche attraverso l’individuazione e la gestione dei conflitti di interessi. Si configura una situazione di conflitto di interessi laddove la cura dell’interesse pubblico, cui è preposto il funzionario, potrebbe essere deviata, pregiudicando l’imparzialità amministrativa o l’immagine imparziale dell’amministrazione, per favorire il soddisfacimento di interessi personali del medesimo funzionario o di terzi con cui sia in relazione secondo quanto precisato dal legislatore. Si tratta, dunque, di una condizione che determina il rischio di comportamenti dannosi per l’amministrazione, a prescindere che ad essa segua o meno una condotta impropria. Il conflitto di interessi è, infatti, definito dalla categoria della potenzialità e la disciplina in materia opera indipendentemente dal concretizzarsi di un vantaggio”.

La gestione dei conflitti di interessi avviene in primo luogo attraverso obblighi di comportamento che gravano sul dipendente e che trovano fonte nel codice disciplinare, sia quello generale sia quello applicabile nel singolo Ente.

Norme che disciplinano il conflitto di interessi sono poi presenti nella disciplina generale del procedimento amministrativo e costituiscono, per tale ambito, applicazione dei più generali principi di uguaglianza, ragionevolezza e imparzialità (artt. 3 e 97 Cost.). In particolare, l’art. 6-bis della l. n. 241/1990 è espressione del principio di imparzialità, che in senso lato è altresì destinato al perseguimento del buon andamento della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.), in quanto impone al responsabile del procedimento ed ai titolari degli uffici competenti per l’emanazione di pareri, valutazioni tecniche, atti endoprocedimentali e per l’adozione del provvedimento finale, di astenersi dai propri compiti, qualora ravvisino una situazione di conflitto d’interesse. Stando al dato normativo, quindi, il funzionario che versi in conflitto di interessi ha un duplice dovere: quello di segnalazione del conflitto, anche solo se potenziale, e di astensione, con il conseguente divieto di adottare l’atto, versando in situazione di incompatibilità.

Nella presente Newsletter approfondiremo il tema degli obblighi dei dipendenti per gestire correttamente le situazioni di conflitto di interessi, evidenziando nelle FAQ come gestire le varie situazioni di conflitto, che richiedono comportamenti differenti a seconda se sono riconducibili all’obbligo di astensione o all’obbligo di segnalazione.

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Altro approfondimento riguarderà il tema della legittimità degli atti adottati in situazioni di conflitto di interessi che la giurisprudenza ritiene illegittimi, anche laddove si tratti di attività vincolata.

Il conflitto di interessi non rileva soltanto ai fini della legittimità dell’azione amministrativa e della responsabilità disciplinare, posto che a tali profili si aggiunge, nel caso in cui il dipendente ab­bia agito anche con l’intento di procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, o di arrecare un danno ingiusto, la responsabilità penale per abuso d’ufficio. Non solo. Se dalla violazione delle norme sul conflitto di interessi discende anche un danno erariale, può configurarsi anche una responsabilità amministrativo-contabile.

Le diverse implicazioni che produce la mancata corretta gestione del conflitto di interessi comporta la necessità che le Amministrazioni facciano particolare attenzione alla regolamentazione di tale gestione, utilizzando a tal fine il codice di comportamento previsto come strumento obbligatorio dall’art. 54, comma 5, del d.lgs. 165/2001 secondo cui “Ciascuna Pubblica Amministrazione definisce, con procedura aperta alla partecipazione […] un proprio codice di comportamento che integra e specifica il codice di comportamento”. Tale norma rende obbligatorio, il doppio livello dei codici di comportamento, che comprende il codice generale di cui al d.P.R. n. 62/2013, dettato per tutti i pubblici dipendenti, e i codici di amministrazione definiti da ogni Ente pubblico sulla base delle proprie esigenze.

Il delicato tema del conflitto di interessi impone alle amministrazioni di effettuare interventi formativi che rendano consapevoli i dipendenti delle situazioni a cui fare particolare attenzione e le gravi conseguenze che derivano dalla non corretta gestione delle situazioni di conflitto di interessi.

Il Codice di comportamento dopo il d.P.R. 13 giugno 2023, n. 81

Il Codice di comportamento dopo il d.P.R. 13 giugno 2023, n. 81

Una seconda edizione dell’opera dedicata ai codici di comportamento dei dipendenti pubblici si è resa necessaria a seguito dell’emanazione del regolamento di modifica del codice di comportamento generale, emanato con d.P.R. 13 giugno 2023, n. 81, che ha introdotto misure in materia di utilizzo dei social media e delle tecnologie informatiche, ma anche disposizioni destinate ai dirigenti, relative ai rapporti con il pubblico, nonché dedicate alle attività formative; ciò, anche al dichiarato scopo di tutelare l’immagine della pubblica amministrazione.

L’opera fornisce una prima analisi sia di tali previsioni, sia di quelle contenute nella bozza di decreto, ma non riproposte nel decreto definitivo; inoltre, tiene conto della normativa di cui al d.lgs. 10 marzo 2023, n. 24, che ha ridisciplinato il whistleblowing.

Il manuale, in continuità con la precedente edizione, ha un taglio operativo e, partendo da un’analisi dei contenuti del codice generale, offre anche spunti utili all’elaborazione, o comunque all’aggiornamento, dei codici di amministrazione.

Il testo è suddiviso in quattro capitoli: il primo dedicato all’approfondimento dei principi generali; il secondo a un’interpretazione dei singoli articoli del codice generale; il terzo all’elaborazione di un codice di amministrazione; il quarto all’analisi dei contenuti del d.P.R. n. 81/2023.

L’opera è stata arricchita, rispetto alla precedente edizione, con una rassegna ragionata di giurisprudenza.

Riccardo Patumi
Consigliere della Corte dei conti, in servizio presso la Sezione giurisdizionale per l’Emilia-Romagna, Presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, componente delle Sezioni riunite in sede giurisdizionale della Corte dei conti, co-autore dell’opera “I controlli della Corte dei conti” (ed. Maggioli), giunta alla terza edizione, relatore in numerosi convegni e formatore con all’attivo oltre 350 giornate di docenza.
Leggi descrizione
Riccardo Patumi, 2023, Maggioli Editore
42.00 €

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