Rating tagliato per 11 amministrazioni

Enti locali e finanza, si riaccende la polemica. A scatenarla è stata ieri l’Agenzia Standard and Poor’s che ha deciso di abbassare il rating di lungo termine di 11 enti locali italiani – tra cui le città di Bologna, Genova e Milano – da A+ ad A mantenendo l’outlook negativo. Secondo quanto si legge in una nota, l’agenzia di rating ha tagliato il suo giudizio su: la città di Bologna, la Provincia di Mantova, la Regione Marche, la provincia di Roma, la regione Sicilia, la Regione Emilia Romagna, la Regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, la città di Genova, la regione Liguria, la città di Milano e la regione Umbria. Allo stesso tempo Standard and Poor’s ha rivisto l’outlook da stabile a negativo e ha confermato il rating ‘A’ sul debito di lungo termine della città di Torino. L’Agenzia ha inoltre abbassato i rating di lungo termine da A+ ad A e ha mantenuto l’outlook negativo sui bond emessi dalla Regione Umbria con scadenza 2017, 2018 e 2019, e dalla Regione Marche con scadenza al 2018, e dei titoli emessi dalla regioni Sicilia con scadenza 2016. Fin troppo scontato l’aggancio tra la decisione dell’Agenzia e gli effetti che le due manovre d’estate hanno avuto sui conti delle amministrazioni locali. E infatti “la notizia dell’abbassamento del rating di undici enti locali, fra i quali i comuni di Milano, Bologna, Genova e, parzialmente, di Torino altro non è che l’inevitabile ripercussione di una situazione finanziaria nazionale e internazionale particolarmente delicata”, ha commentato Osvaldo Napoli, presidente facente funzioni dell’Anci, secondo il quale “in altri tempi le amministrazioni locali avrebbero potuto intervenire con mezzi propri per fronteggiare l’emergenza; negli ultimi anni, al di là del colore politico, l’autonomia dei comuni è stata drasticamente ridotta, come ci confermano i dati secondo i quali quest’ultima era enormemente maggiore negli anni ’90, quando le amministrazioni locali potevano disporre delle entrate Ici”. L’abbassamento del rating da parte di Standard & Poor’s, rileva Napoli, “avrà come inevitabile corollario l’aumento delle tasse che i cittadini saranno chiamati a pagare per sostenere gli interessi sul debito dei comuni. Un aumento che non è però imputabile in alcun modo agli amministratori locali – conclude – bensì a scelte prese a livello nazionale”. “Decisione attesa, quella di Standard and Poor’s, dato che l’agenzia più volte ha dichiarato che il proprio modello di analisi e di indagine economico-finanziaria non prevede che il rating degli enti territoriali possa essere superiore a quello dello Stato”, ha sottolineato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, con particolare riferimento alla decisione dell’agenzia di abbassare il rating della Regione da A+ ad A, in conformità a quello definito nei giorni scorsi per lo Stato centrale. “Debbo dire che l’agenzia, nelle motivazioni che ci ha trasmesso – ha detto Errani – oltre a spiegare che la propria metodologia di analisi prevede l’automatico adeguamento del rating ad un valore non superiore a quello dello Stato, ci assegna un “merito di credito indicativo pari a AA -”. In altre parole, senza il parametro del debito sovrano nazionale, potrebbe essere questa la nostra collocazione più realistica”. Si tratterebbe, quindi, di un parametro superiore a quello riconosciuto all’Italia nelle scorse settimane. Anche per il sindaco di Bologna,Virginio Merola, l’abbassamento del livello di affidabilità creditizia (da A+ ad A) di alcuni enti locali, tra cui anche il Comune di Bologna, da parte di Standard & Poor’s “è la conferma di una situazione di difficoltà a livello nazionale. Paghiamo le conseguenze di una questione nazionale. Non c’è una specificità del Comune”.

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