Piano nazionale d’integrazione dei titolari di protezione

Il Ministero dell’Interno ha presentato il primo Piano Nazionale Integrazione dei titolari di protezione internazionale, previsto dall’art. 1, comma 3, del d.lgs. 21 febbraio 2014, n. 18. Nel capitolo dedicato al ruolo di Regioni ed Enti locali si ricorda che questi sono chiamati ad occuparsi di misure che spaziano dalla presa in carico sanitaria, educativa e sociale, all’insegnamento della lingua italiana, alla valorizzazione della cultura di origine, alla mediazione culturale nei servizi, ai corsi di formazione, all’accesso all’abitazione e all’inserimento lavorativo.
“L’integrazione dei migranti, al di là degli aspetti socio-umanitari, è alla base di una società più sicura. Anche sul fronte del terrorismo islamico”. Queste le parole del ministro dell’Interno Marco Minniti che evidenziano l’importanza del primo Piano nazionale di integrazione dei migranti appena approvato. Un progetto che prevede diritti e doveri per chi beneficia della protezione internazionale (sono ad oggi 74.853), in base alle norme della Costituzione italiana.
Dalla conoscenza dell’italiano e il rispetto della Carta costituzionale, dal riconoscimento della laicità dello Stato al rispetto della donna. Per i migranti sarà inoltre previsto il diritto al ricongiungimento familiare. Mentre l’Italia dovrà assicurare ai rifugiati uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, alloggio e sistema sanitario. Da qui un approccio che “prevede un’azione sistematica multi-livello alla quale contribuiscono Regioni, Enti locali e terzo settore, tutti chiamati a sviluppare un’azione coordinata che consenta, attraverso politiche orientate a valorizzare le specificità, il pieno inserimento degli stranieri nelle comunità di accoglienza”. Perché questo avvenga la “strategia di integrazione” deve essere “sostenibile” e “questo è possibile solo se la presenza degli stranieri è equamente distribuita sul territorio nazionale”. Il piano riguarda, oltre ai titolari dei permessi di soggiorno, anche le 196.285 persone del sistema di accoglienza nazionale, la maggior parte richiedenti asilo e 18.486 minori stranieri non accompagnati.
Quanto ai finanziamenti, si legge in una nota del Viminale, “derivano prevalentemente dai Fondi europei” 2014/2020 (Fondo asilo migrazione e integrazione – Fami, Fondo sociale europeo – Fse, Fondo per lo sviluppo regionale – Fesr), “cui vanno ad aggiungersi le risorse nazionali che finanziano le attività degli enti territoriali”. Finora è stato stanziato complessivamente oltre mezzo miliardo. E altri 100 milioni sono stati promessi dall’Unione europea.

>> CONSULTA IL DOCUMENTO CONTENENTE IL PIANO NAZIONALE DI INTEGRAZIONE.

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