Inceneritori, risorsa di energia per 2,5 mld l’anno

Mandare i rifiuti in discarica è uno spreco di denaro che costa almeno 2,5 miliardi di euro l’anno. Un conto pagato da tutti i cittadini, per esempio per le tariffe relative all’acquisto di petrolio, e che invece potrebbe essere evitato se ci fossero inceneritori e termovalorizzatori, oggi molto sicuri, così come avviene nel nord Europa. È, in sintesi, ciò che suggerisce il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, e contenuto nel report “Attivazione filiera del combustibile solido secondario (Css), potenziali benefici per il sistema Paese”. 

In Italia, spiega l’analisi, ogni anno circa 17 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani degli oltre 32 milioni prodotti finiscono in discarica provocando uno spreco di energia altrimenti sfruttabile pari a 3,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per un valore di circa 2,5 miliardi di euro (calcolando il greggio a 657 euro a tonnellata). Risorse perdute che pesano sulla collettività fino a 50 euro l’anno in bolletta. Tabarelli rileva come l’Italia sia in “emergenza energetica e per i rifiuti” e che il Css ricavabile dai rifiuti sia “la soluzione ottimale” perché consente di produrre energia per elettricità o riscaldamento attraverso inceneritori o termovalorizzatori, centrali elettriche e cementifici. 
Sostituisce, infatti, i fossili e quindi permette di risparmiare sull’approvvigionamento di petrolio e di ridurre i costi sulle tariffe. 
Facendo una proiezione al 2020, Tabarelli stima undici milioni di tonnellate all’anno di rifiuti in discarica, con un valore energetico di 24,2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e una perdita economica di di 13,3 miliardi di euro (prevedendo una media del prezzo del petrolio a 547,5 euro per tonnellata). Un conto salato “che andrebbe diviso per i circa cento comitati anti recupero energetico”, osserva il presidente di Nomisma Energia rilevando la differenza con altri Paesi europei, Germania in testa, in cui la gestione dei rifiuti urbani in discarica è nulla o inferiore al 10% (Austria, Paesi bassi, Svezia, Danimarca, Belgio) a favore del recupero energetico, del riciclaggio e del compostaggio. 
In Italia, spiega Tabarelli, ci sono casi virtuosi per la raccolta differenziata e il riciclaggio, che però non può avvenire all’infinito per alcune materie come ad esempio carta, tessuti, legno lavorato. Quindi o finiscono in discarica o possono essere bruciati per recuperare energia, appunto. 
“C’è una ingiustificata ostilità dei Comitati dei no contro gli inceneritori – aggiunge – che inficia il lavoro di organismi scientifici e commissioni ministeriali che rilasciano Valutazioni di impatto ambientale rendendoli impotenti”. Spesso si indicano inceneritori e termovalorizzatori “come responsabili di uccidere i bambini a causa della diossina” ma i rifiuti “vengono lavorati con la massima severità”‘ mentre si preferisce pagare per spedire i rifiuti all’estero dove li bruciano.
“L’idea di ‘rifiuti zero’ è da idealisti, non esiste nella realtà” conclude Tabarelli ricordando che attorno alle discariche “esse stesse causa di inquinamento, ruota il business della malavita”.

(Fonte: Ansa)

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