Dall’Enac l’ok al volo per i droni

Fonte: Italia Oggi

Per sorvolare i centri abitati e le aree congestionate con le unità aeromobili a pilotaggio remoto occorre una preventiva autorizzazione dell’Ente nazionale per l’aviazione civile. È inoltre necessario che il velivolo abbia un adeguato livello di sicurezza e sia condotto da soggetti riconosciuti dall’organo tecnico centrale. In caso contrario scattano pesanti responsabilità anche per i soggetti committenti. Lo ha evidenziato l’Enac con la nota del 14 aprile scorso, indirizzata all’Associazione dei comuni italiani di via dei prefetti. I sistemi senza pilota vengono utilizzati da diverse amministrazioni locali per effettuare rilievi di vario tipo. Questi strumenti di volo, specifica la nota dell’organo tecnico centrale, sono però considerati dalle normative internazionali al pari di aeromobili, soggetti quindi alla regolamentazione aeronautica. L’impiego dei droni è stato quindi disciplinato dai singoli stati membri ed in Italia è stato adottato il regolamento sui mezzi aerei a pilotaggio remoto del 16 dicembre 2013. Nel rispetto di questa disposizione normativa, risultano particolarmente critiche tutte quelle operazioni che prevedono il sorvolo delle città e delle zone densamente frequentate. Conseguentemente, specifica l’Enac, per questo tipo di operazioni «è richiesto che l’operatore di tali sistemi a pilotaggio remoto sia autorizzato dall’Enac e l’apr, ovvero il drone, abbia un adeguato livello di sicurezza». In buona sostanza, per assicurare un adeguato livello di sicurezza occorrono organizzazioni riconosciute dall’Ente nazionale, note sul sito dell’Enac. Ad oggi nessun comune è stato autorizzato al sorvolo dei centri abitati. Inoltre, solo aderendo al regolamento dell’Ente e affidando la commessa a soggetti abilitati, il soggetto committente può essere al sicuro da responsabilità civili, amministrative e penali per voli irregolari sul proprio territorio.

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