Crescita dello 0,3% per il PIL dell’eurozona e dell’UE27

Durante il secondo trimestre del 2013, il PIL è cresciuto dello 0,3 % rispetto al trimestre precedente, sia all’interno dell’eurozona (Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia) che nell’UE 27 (Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Regno Unito; dal 1° luglio l’Unione europea (UE28) comprende anche la Croazia). È quanto emerge dalla stima rapida per il secondo trimestre del 2013 pubblicata da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea. Nel primo trimestre del 2013, i tassi di crescita sono calati rispettivamente dello 0,3 % e dello 0,1 %.

Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, nel secondo trimestre del 2013 il PIL destagionalizzato è sceso dello 0,7 % nell’area dell’euro e dello 0,2 % nell’UE27, (mentre nel trimestre precedente era calato  rispettivamente dell’1,1 % e  dello 0,7 %).

Durante il secondo trimestre del 2013, negli Stati Uniti il PIL è invece cresciuto dello 0,4 % rispetto al trimestre precedente (era cresciuto dello  0,3 % nel primo trimestre 2013). Rispetto allo stesso trimestre del 2012, il PIL statunitense è invece cresciuto dell’1,4 % (era cresciuto dell’1,3 %, nel trimestre precedente).

Alla luce di questi e altri indicatori recenti, il vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn ha osservato:

“I dati pubblicati oggi, uniti ad altri dati positivi forniti recentemente da altre indagini,  sono incoraggianti e suggeriscono che l’economia europea sta gradualmente riprendendo slancio. Essi confermano le previsioni formulate dalla Commissione in primavera e le sue proiezioni che predicevano una contenuta, lieve crescita nella seconda metà del 2013.

A mio parere i dati confermano anche che la nostra risposta alla crisi è stata fondamentalmente giusta: un mix politico basato parallelamente sulla costruzione di una cultura della stabilità e sull’avvio di riforme strutturali a sostegno della crescita e dell’occupazione.

Rallegriamoci per questi dati in leggera risalita, ma guardiamoci bene dall’autolodarci: non è infatti certo il momento di fare dichiarazioni autocompiaciute proclamando la “fine della crisi”.

Vi sono infatti ancora notevoli ostacoli da superare: le cifre della crescita sono ancora contenute ed i timidi segnali di crescita sono per adesso fragili; le medie nascondono importanti differenze tra Stati membri, alcuni dei quali hanno ancora tassi di disoccupazione altissimi e inaccettabili; l’attuazione di riforme fondamentali quanto difficili a livello dell”UE è ancora alle sue prime frasi; in breve, abbiamo ancora molta strada davanti a noi”

Una ripresa durevole è oggi alla nostra portata, ma solo se saremo perseveranti su tutti i fronti della nostra risposta alla crisi: mantenere il ritmo delle riforme economiche, rimettere sotto controllo il nostro debito, sia pubblico che privato, e gettare le basi per un’autentica unione economica e monetaria.”

(Fonte: Commissione europea)

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