Beffa Imu, entro il 16 gennaio da pagare Imu e Iuc

Seconda rata Imu, la beffa è ora ufficiale. Con la pubblicazione in G.U. del decreto n. 133, approvato lo scorso 27 novembre del Consiglio dei Ministri, non ci sono più dubbi: nel prossimo mese di gennaio, in oltre 800 comuni italiani,i possessori di prime case saranno costretti a pagare il 40% dell’acconto inizialmente previsto per questo mese di dicembre.

Insomma, il Governo Letta, che aveva garantito in svariate occasioni di voler cancellare l’Imu entro la fine dell’anno, esentando completamente i proprietari di prima casa, è costretto a un clamoroso dietrofront, proprio a ridosso della scadenza. Il termine per il versamento della rata, infatti, era previsto per il prossimo 16 dicembre: con il nuovo provvedimento, per il conguaglio viene concesso un mese in più, ma non c’è dubbio – e le reazioni di questi giorni lo confermano – che sindaci e contribuenti sono andati su tutte le furie.

In questo momento, infatti, tutti i possessori di prime case in Italia si stanno chiedendo se, a inizio 2014, dovranno affrontare il revival dell’Imu o se, viceversa, potranno ritenere concluso definitivamente il proprio rapporto con l’imposta sugli immobili inaugurata dal Governo Monti.

Come detto, sono oltre 800 i comuni che nel corso dell’anno hanno deciso di alzare l’aliquota base da cui calcolare l’importo Imu, pur in presenza dei continui rinvii del governo sui versamenti richiesti ai proprietari.

Ma come è possibile sapere con esattezza quanto si dovrà versare? Nello specifico, basterà calcolare la rata Imu nella sua interezza, così come prevista per il prossimo 16 dicembre prima del decreto di parziale copertura, per poi eliminare dal risultato la somma che si arriverebbe a pagare con aliquota allo 0,4: naturalmente qualora l’esito sia quello di una cifra negativa, si dovrebbe contare il dovuto come pari a zero.
Secondo quanto calcolato dalla Cgia di Mestre, gli esborsi extra richiesti ai possessori di prime case andranno dai 71 ai 104 euro per ognuno degli oltre 3 milioni di immobili coinvolti.

La vera doccia fredda, però, è relativa alla data prescelta dal Governo per chiudere il capitolo Imu 2013: il 16 gennaio prossimo, quando, stando alle indicazioni del maxiemendamento alla legge di stabilità appena approvato in Senato, andrà saldato anche il primo acconto della Iuc, la neonata imposta unica comunale che, al suo interno, conterrà anche una parte della stessa Imu. Una tassa che, più che abolita, oggi, sembra davvero immortale.

A rischio la copertura della prima rata dell’IMU: possibili aumenti delle accise sulle bollette di luce, gas e degli acconti fiscali delle imprese

Prima il “pezzo” della seconda rata a carico dei cittadini. Ora la clausola di salvaguardia: mancano i soldi e scattano gli aumenti degli acconti Ires-Irap (per le aziende) e delle accise (gas, energia,alcolici ma non benzina). 

È a rischio infatti la copertura della prima rata dell’Imu e per le imprese e i cittadini è probabile un ulteriore aumento del carico fiscale. A denunciarlo è la CGIA: se nei prossimi giorni l’Erario non avrà incassato
a) 925 milioni di euro di maggiori entrate Iva versate dalle imprese a seguito dell’impegno della pubblica amministrazione di pagare – così come previsto dal decreto-legge 102/2013 – 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti e altri
b) 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi

il decreto che ha cancellato la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale farà scattare la cosiddetta “clausola di salvaguardia”. Pertanto, il Ministero dell’economia, per coprire la parte di gettito mancante, potrà dar luogo ad un provvedimento di legge che preveda l’aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l’energia elettrica e le bevande alcoliche. Il rischio che ciò avvenga è molto elevato.
A fronte degli ulteriori 7,2 miliardi di euro di risorse stanziate dal Governo, affinché la pubblica amministrazione saldi i vecchi debiti contratti con le imprese, il Ministero dell’economia (in data 29 novembre 2013) ha certificato che ne sono stati pagati poco più di 2 miliardi (pari al 28% circa del totale). Pertanto, risulta difficile rispettare l’indicazione prevista dalla legge: ovvero quella di incassare 925 milioni di euro di Iva entro i prossimi giorni.
In merito alla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, invece, le indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata ci dicono che, probabilmente, l’Erario ha riscosso poco più della metà del gettito previsto.
In buona sostanza, l’obbiettivo di incassare 1,525 miliardi di euro (dato dalla somma tra i 925 milioni di Iva e i 600 milioni di sanatoria) pare difficilmente raggiungibile e per i cittadini, salvo ripensamenti dell’ultima ora, è probabile un ulteriore aumento delle tasse.

“Voglio sperare che ciò non accada – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – sarebbe una vera e propria beffa. Dopo che per mesi ci hanno assicurato che nel 2013 non avremmo pagato l’Imu sulla prima casa, rischiamo, invece, di pagarla, almeno in parte, sotto altre forme. Questo meccanismo introdotto con la cosiddetta clausola di salvaguardia è paradossale. Se il Governo non raggiunge un determinato obbiettivo di bilancio, scatta automaticamente una nuova forma di gettito che va a coprire la parte mancante. Nel caso specifico: la Pubblica amministrazione non paga i suoi debiti e quindi le aziende non possono versare l’Iva o lo Stato non riesce a incassare i soldi dalla sanatoria sui giochi? Nessun problema, a pagare la differenza è il cittadino”.

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