Via libera al nuovo codice degli appalti, con il primario obiettivo della semplificazione della normativa, della trasparenza e della qualità. Lo ha detto il Ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, al termine del Consiglio dei Ministri che ieri ha approvato il nuovo testo, “una corposa riforma che mira a rendere il sistema lavori pubblici finalmente all’altezza di un grande paese europeo”.
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di Stefano Usai (La Gazzetta degli Enti Locali 3/3/2016)
Il nuovo codice recepisce il vecchio e tre direttive europee e passa da oltre 600 articoli e 1.500 commi a 217 articoli. La legge delega fissa come ultimo giorno disponibile per l’approvazione del decreto il 18 aprile. Prima sono necessari almeno 45 giorni per i pareri del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e per quello (doppio) delle commissioni parlamentari competenti per materia. Percorrendo all’indietro il calendario, si arriva proprio a oggi. Se consideriamo gli altri passaggi tecnici che precedono la Gazzetta ufficiale siamo già oltre il limite: se il Parlamento non fa gli straordinari è possibile che decada la delega.
La novità più grande riguarda il massimo ribasso. “Le gare al massimo ribasso sono finite – ha spiegato il Ministro Delrio – la scelta è la scelta dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che coniuga il prezzo ma anche la qualità. Il tema della qualità dell’offerta è molto importante – ha insistito – perché evita l’applicazione del massimo ribasso in settori delicati come sono i servizi sociali o scolastici che tanto danno hanno creato in questi anni al nostro Paese”.
Il codice, ha aggiunto il Ministro, punta a mettere “al centro la qualità. Innanzitutto la qualità degli operatori economici qualificati, imprese vere e non imprese finte, piene di ingegneri e progettisti e povere di avvocati, esattamente il contrario di quello che avviene oggi. Poi la qualità delle stazioni appaltanti, cioè gli enti che cercano di fare badi di gara di qualità e proporzionati alle loro capacità, si devono qualificare, devono diventare capaci di giudicare le offerte e di fare buoni bandi di gara”.
Delrio ha quindi citato anche “la qualità dei progetti: troppo spesso in Italia – ha sottolineato – si mettono a gara progetti preliminari senza indagini archeologiche, geologiche, sismiche e così via e questo comporta che un mese dopo l’aggiudicazione di un appalto cominciano le varianti, si comincia a richiedere il 30% in più, il 40% in più. Il progetto d’ora in poi è centrale, bisogna metterlo a gara se già assestato e convincente. Avremo così più certezza che le opere vengano fatte coi tempi giusti e coi costi giusti”, ha concluso.
Anci, il nuovo codice segna forte discontinuità, ora al lavoro per risolvere eventuali criticità
“Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sul nuovo codice degli appalti si segna una netta discontinuità rispetto al passato, nel senso di una maggiore semplificazione delle procedure. Per questo accogliamo con favore l’iniziativa del Governo, pur tenendoci pronti ad analizzare alcune criticità poste da una prima lettura del testo. In questo senso, intensificheremo fin dalle prossime ore il confronto con Governo e Parlamento”. Lo afferma il delegato ANCI ai Lavori pubblici, Alessandro Bolis, che sottolinea soprattutto “l’assoluta centralità concessa alla salvaguardia dell’ambiente ed al ruolo strategico della semplificazione nelle procedure di appalto previste nei casi di protezione civile e dissesto idrogeologico”.
Allo stesso tempo Bolis rileva “possibili criticità che potrebbero emergere soprattutto dalla definizione dei soggetti aggregatori e da quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa”. Se sulla prima questione la riflessione riguarda il “lavorare per dare vita ad un sistema intelligente che consenta anche ai Comuni, se necessario, di diventare soggetti aggregatori”, sul secondo punto Bolis sostiene che “quello dell’offerta economicamente vantaggiosa potrebbe non essere, in alcuni casi, l’unico e più efficace strumento di garanzia per la concessione degli appalti: penso ai cosiddetti appalti ‘sottosoglia’, che riguardano soprattutto i piccoli Comuni. In questi casi, considerando solo l’offerta economicamente più vantaggiosa, potremmo correre il rischio di aumentare, anziché diminuire, la farraginosità delle procedure”.
“Per questo motivo – conclude Bolis – siamo già al lavoro per approfondire alcuni aspetti della norma, rispetto ai quali porteremo le nostre osservazioni all’attenzione del Parlamento”.
Le novità per punti:
CABINA DI REGIA: è l’Organo nazionale di riferimento per la cooperazione con la Commissione europea per quanto riguarda l’applicazione della normativa in materia di appalti pubblici e di concessioni.
OFFERTA ECONOMICAMENTE PIÙ VANTAGGIOSA: nel nuovo testo sarà abbandonato il criterio del massimo ribasso, resterà solo per le gare di importo più basso, in favore dell’offerta economica più vantaggiosa che permette di valutare anche la qualità dell’offerta e le garanzie offerte in termini sociali e ambientali.
PROGETTAZIONE assume un ruolo fondamentale e si articola in tre livelli: progetto di fattibilità, progetto definitivo e progetto esecutivo. Questo dovrebbe limitare il numero di varianti di progetti e l’aumento di costi e tempi.
RUOLO ANAC: All’Autorità è affidato un ruolo centrale nella riforma con funzioni di controllo, monitoraggio ed anche capacità sanzionatorie nonché di adozione di atti di indirizzo quali linee guida, bandi e contratti tipo. “Faremo in modo che ai nuovi compiti corrispondano risorse adeguate, che siano dal bilancio interno o altre risorse si vedrà. Andremo senz’altro incontro a questa sollecitazione di risorse adeguate”, ha detto il Ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, parlando del ruolo dell’Anac e dell’allarme lanciato recentemente dal suo presidente Raffaele Cantone.
PUNTI CONTROVERSI: nelle bozze del testo sono presenti alcuni punti che preoccupano le parti sociali. I sindacati sono infatti sul piede di guerra per la norma che limita al 20% gli affidamenti in house per le concessioni autostradali, affermando che c’è il rischio di perdere 2 mila posti di lavoro, e hanno indetto uno sciopero per l’11 marzo. Dal punto di vista delle associazioni di categoria invece l’Ance, tramite il presidente Claudio De Albertis, indica come criticità la mancanza di una qualificazione unica tramite Soa obbligatoria per le gare sopra i 150 mila euro e non il milione di euro, il pagamento diretto ai sub-appaltatori e la mancanza di un sistema anti-turbativa per le gare sotto soglia. Per gli ingegneri, per bocca del Presidente di Fondazione Inarcassa Andrea Tomasi, invece “la centralità del progetto, espressamente valorizzata nella legge di delega, non ha trovato adeguato sviluppo nel codice”. Mentre l’Oice, l’associazione delle società di architettura e ingegneria, invita a fare molta attenzione “alla disciplina transitoria che, se applicata male, rischia di bloccare il settore”.
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