Via alla previdenza complementare

Si chiama Perseo ed è il secondo fondo di previdenza complementare dei dipendenti della pubblica amministrazione. Riguarda il personale di regioni, enti locali e sanità, compresa la dirigenza medico-veterinaria, nonché la dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa del servizio sanitario nazionale, che ha già definito gli atti di adesione da rendere esecutivi a breve. Può contare su un potenziale bacino di utenti di oltre un milione e 260mila addetti.
L’atto costitutivo è stato firmato ieri dal commissario straordinario dell’Aran, Antonio Naddeo, e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Si tratta di uno strumento che servirà per l’implementazione del secondo pilastro della previdenza, quella complementare di fonte negoziale, parallela al sistema generale obbligatorio in tutti i comparti e le aree della pubblica amministrazione.
Secondo una nota Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl “con l’istituzione del Fondo Perseo prende il via la previdenza complementare anche per i lavoratori pubblici di sanità ed enti locali. La firma del rogito notarile e la nomina del Cda del Fondo completano infatti il percorso sostenuto dai sindacati di categoria per costruire un sistema pensionistico articolato, in grado di garantire ai lavoratori pubblici un reddito adeguato anche dopo l’uscita dal mercato del lavoro”. Per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) si tratta di “una grande opportunità che riguarda un milione e 300 mila potenziali iscritti al Fondo”. Un risultato, rimarcano, che “viene incontro alle richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale. Tanto più alle soglie dell’andata a regime del sistema contributivo che determinera’ una netta riduzione dell’importo della pensione “obbligatoria” erogata anche per i lavoratori pubblici. Il rapporto tra pensione ed ultima retribuzione, infatti, è destinato a diminuire drasticamente, rispetto al sistema retributivo, scendendo dall’80% fino al 60% o 50%. Un rischio previdenziale che tocca soprattutto i lavoratori più giovani (in particolare nella fascia di età tra i 45 ed i 50 anni) ma che potrebbe non risparmiare coloro che rientrano nel cosiddetto sistema misto (parte retributivo e parte contributivo)”. In questo senso, sottolineano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl, “la previdenza complementare è fondamentale sia per garantire un reddito pensionistico aggiuntivo, sia per annullare gli effetti della riduzione dell’importo della pensione. Oltre ad un rendimento presumibilmente superiore a quello previsto per legge per il tfr, chi deciderà di aderire al Fondo potrà infatti beneficiare di un versamento contributivo mensile da parte del datore di lavoro, della deduzione Irpef dei contributi versati, della possibilità di richiedere per specifiche esigenze l’anticipo su quanto maturato. Completata l’istituzione del Fondo, parte ora la fase operativa. A breve – concludono – inizierà la campagna di adesione tra i lavoratori pubblici di sanità ed enti locali che vedrà i sindacati in prima linea per dare efficacia ad una conquista da lungo tempo inseguita e oggi finalmente realizzata”.

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