Ultimo giorno per inviare la delibera TASI, poi si paga: quando, quanto e dove

Lo saprebbero anche i sassi se pagassero la TASI… che improrogabilmente entro domani 10 settembre [oggi nd.r.] i comuni devono inserire sul sito Dipartimento delle Finanze la delibera TASI con cui hanno approvato le aliquote e i regolamenti del nuovo tributo sugli immobili per i servizi indivisibili.
E non importa se, come lo stesso MEF ha consentito prorogando la data al 30 settembre, il bilancio di previsione non è stato ancora approvato: la scadenza per la pubblicazione della delibera TASI è e rimane il 10 settembre.
Se non vedete subito la delibera on line niente panico: i funzionari delle Finanze si prendono sempre qualche giorno in più per la pubblicazione on line, precisamente fino al 18 settembre.

Se la delibera TASI viene pubblicata entro il 10 settembre 2014?

Se la delibera sarà pubblicata entro domani, proprietari di prima e seconda casa e affittuari dovranno pagare l’acconto entro il 16 ottobre, e poi il saldo entro il 16 dicembre tramite F24 o bollettino postale.

Se la delibera TASI non viene pubblicata in tempo?

Se il comune arriva in ritardo rispetto alla scadenza, i contribuenti dovranno pagare la TASI entro il 16 dicembre in un’unica soluzione con l’aliquota statale base dell’1 per mille (cui va ad aggiungersi entro la stessa data il pagamento dell’IMU). Sempre tramite F24 o bollettino postale.

Se la delibera TASI è già stata pubblicata entro il 23 maggio 2014?

Se l’amministrazione ha deliberato le aliquote TASI entro il 23 maggio 2014, come è successo in circa 2.200 comuni, i contribuenti hanno già versato l’acconto entro il 16 giugno e quindi il saldo dovrà essere pagato entro il 16 dicembre tramite il consueto modello F24 o bollettino postale.

Aliquote TASI, cosa hanno deciso i Comuni?

In media i Comuni hanno optato per un’aliquota TASI del 2,46 per mille, vicinissima al tetto massimo del 2,5 per mille e di molto superiore a quella base delll’1 per mille. Come leggiamo su Repubblica Economia, nelle 69 città capoluoghi che hanno fino ad ora pubblicato le aliquote parecchie, non paghe, hanno aggiunto anche la coda dello 0,8 addizionale, quella prevista dalla legge per finanziare le detrazioni, raggiungendo quota 3,3 per mille. È il caso di Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Torino, Venezia, Bari, Catania.

A fronte di quelli che hanno chiesto il massimo ai loro cittadini, ci sono anche comuni, come Ragusa, Olbia, Torre del Greco e altri 245 piccoli come Giffoni Valle Piana, che hanno scelto l’aliquota zero.
Tra i due estremi tutti gli altri possono essere raggruppati a seconda dell’aliquota IMU che avevano deliberato: quelli con un’IMU prima casa alta o molto alta – tra il 5 e il 6 per mille – ora hanno una TASI più bassa e viceversa.

Insomma, come la si metta il cittadino paga, e care, le tasse sulla casa, un’imposizione locale di cui sono considerati responsabili soprattutto i sindaci. Non ci stanno però alcuni rappresentanti della categoria, e dell’Anci, come Attilio Fontana presidente di Anci Lombardia che ricorda: “l’aumento delle aliquote locali copre solo in parte il venir meno delle risorse sia statali che regionali. Mi preme ribadire, come ho già detto in altre sedi, che i comuni ormai si stanno comportando quali gabellieri per conto dello Stato…. I soldi della Tasi e dell’Imu: servono ad erogare i servizi che, nonostante i tagli e la carenza di risorse, continuiamo a garantire ai cittadini. Questo dimostra come i comuni sono l’unica istituzione che ha praticato sul serio una spending review, basata sui tagli e non sugli studi”.

Per il momento l’unica possibilità di pagare meno tasse è curare il territorio e sistemare lo spazio pubblico. Anzi nemmeno è certo visto che quest’idea di Renzi dovrebbe essere nel decreto Sblocca Italia, di cui però ancora non si è vista traccia sulla Gazzetta Ufficiale.

(Fonte: Comuni.it)

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