Tetto al 20% per le riserve e 2-3% per le compensazioni

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Nel decreto sviluppo ci sarà anche un giro di vite molto pesante sulle opere pubbliche. Accanto alle misure di rilancio dell’edilizia come la riedizione del Piano casa, con il pressing per superare eventuali inerzie regionali, per i costruttori è in arrivo anche un boccone molto amaro. L’obiettivo che Tremonti ha annunciato da tempo è quello di mettere un freno al lievitare dei costi delle opere nel passaggio dal progetto al cantiere. Per farlo il ministro – che ha avallato a sé questo capitolo del pacchetto appalti – vuole proporre dei tetti a riserve e opere compensative, le due variabili che finora hanno portato fuori controllo la spesa. Sulle riserve la proposta di via XX Settembre si attesta su un tetto del 20% massimo alle richieste. Se dovesse andare in porto, l’appaltatore non potrebbe pretendere appunto più di un quinto del valore del contratto, neanche per imprevisti o per errori progettuali o magari per sorprese archeologiche venute alla luce una volta iniziati gli scavi. Così Tremonti vuole arginare la tendenza a utilizzare l’arma della riserva come compensazione del fenomeno dei maxi ribassi: oggi infatti sempre più spesso per sopravvivere alla concorrenza e portare a casa il contratto, l’appaltatore offre un super sconto iniziale e tenta poi di recuperarlo una volta aperto il cantiere proprio con le riserve. Ma i costruttori si difendono spiegando che sono spesso costretti a riserve e quindi a varianti perché di fatto la progettazione è carente. Anche sulle opere compensative – ovvero le richieste che arrivano dal territorio per ridurre l’impatto della grande infrastruttura – il taglio è netto: 2-3% dell’opera al massimo, contro il 5% consentito oggi. Ma la riduzione vale ancora di più se si pensa che in questa nuova soglia devono rientrare anche le cosiddette opere di mitigazione ambientale, ovvero quel pacchetto di interventi a cui la Commissione per la valutazione di impatto ambientale (Via) subordina il proprio via libera all’opera. Il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, ha lavorato invece a un pacchetto di semplificazioni per gli appalti: sale infatti a un milione di euro la soglia per affidare a trattativa privata (mentre il Senato chiedeva di arrivare a 1,5 milioni) ma con la garanzia di invitare almeno dieci candidati alla negoziazione. Anche le cause di esclusione dalle gare vengono riviste, limitando al massimo arbitrio e discrezionalità delle stazioni appaltanti. Non c’è ancora intesa invece tra Tremonti e Matteoli sul nodo degli arbitrati: nelle ultime bozze circolate ieri era confermato il divieto di ricorrere ai giudici privati per risolvere le liti negli appalti (con in più anche penali per le liti pretestuose) nonostante Matteoli avesse messo in guardia l’Economia dai rischi di una paralisi delle infrastrutture se i ricorsi dovessero essere affidati alla giustizia ordinaria. Fin qui le opere pubbliche. Ma il decreto contiene misure per il rilancio dell’edilizia. Prima fra tutte la riedizione del Piano casa. Si punta a riaprire i termini per le leggi regionali anche nelle Regioni in cui sono scaduti (si veda la scheda accanto). Stavolta, però, in caso di inerzia da parte della Regione il proprietario potrebbe contare lo stesso sull’ampliamento facendo leva sulla legge statale. L’ipotesi di un permesso di costruire da rilasciare anche con il silenzio assenso sta perdendo terreno nelle ultime ore. La semplificazione potrebbe venire limitata alle ristrutturazioni, per le quali si potrebbe intervenire con la Scia (segnalazione certificata di inizio attività). La Scia consente di partire subito con i lavori, che però rischiano di essere bloccati dal Comune nei successivi 60 giorni.

LE NOVITÀ

Soglia appalti
Sale a un milione di euro la soglia per affidare a trattativa privata ma con la garanzia di invitare almeno dieci candidati alla negoziazione. Nelle cause di esclusione dalle gare limitati al massimo arbitrio e discrezionalità delle stazioni appaltanti.

Piano casa
Si punta a riaprire i termini per le leggi regionali anche nelle Regioni in cui sono scaduti. In caso di inerzia da parte della Regione il proprietario potrebbe contare lo stesso sull’ampliamento facendo leva sulla legge statale.

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