«Tempi certi: la riforma va approvata entro luglio»

Fonte: Il Sole 24 Ore

«Chiarezza e tempi certi sull’attuazione del federalismo municipale». Sono queste le parole d’ordine rilanciate ieri dal presidente dell’Anci Sergio Chiamparino, che lega il destino del nuovo fisco locale all’atteggiamento sulla manovra correttiva che i sindaci continuano a giudicare «insostenibile». A unire le sorti di riforma e manovra, del resto, è lo stesso accordo firmato due settimane fa dai comuni con il governo, e basato proprio sull’accelerazione dell’autonomia impositiva. «L’accordo è molto preciso – spiega Chiamparino – e dice che entro il 31 luglio bisogna portare in consiglio dei ministri il decreto che attua l’autonomia fiscale dei comuni ». Gli amministratori locali ovviamente non si fossilizzano sulla data, nel senso che «una settimana in più è sempre possibile», ma sulla sostanza: «Ad ora – ha sottolineato il sindaco di Torino – non sappiamo nulla, non abbiamo visto bozze, e questo non va bene perché quando si firmano pezzi di carta c’é uno scambio reciproco di affidabilità». Dalle sorti dell’autonomia fiscale dipende anche la seconda gamba dell’intesa di Palazzo Chigi, che riguarda il check up sulla manovra dopo la pausa estiva. La speranza dei sindaci, conti pubblici permettendo, è di spuntare un calendario più morbido, che sposti al 2012 almeno 700 milioni di euro chiesti per l’anno prossimo dal decreto correttivo. Accanto agli importi, la discussione si concentrerà anche sui meccanismi che nella versione attuale, secondo le elaborazioni illustrate ieri dall’Ifel, l’anno prossimo porterebbero tutti i comuni in avanzo di bilancio, congelando però ulteriormente le risorse da destinare a servizi e sviluppo locale. «Il degrado progressivo delle città – ha riconosciuto ieri Chiamparino – è sotto gli occhi di tutti, e dipende dal fatto che abbiamo tagliato sulla manutenzione ordinaria per non intaccare i servizi essenziali. Questo secondo passaggio, però, oggi diventa inevitabile». Sul punto, le proposte degli amministratori puntano su una revisione degli obiettivi, per chiedere agli enti il pareggio di bilancio e spalmare in modo proporzionale alla spesa il contributo aggiuntivo necessario a mantenere invariati i saldi di finanza pubblica. L’emergenza, poi, torna a essere sulle risorse bloccate in cassa dal patto: la manovra ne libera oggi lo 0,75%, contro il 4% riconosciuto l’anno scorso.

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