Tax free zone a Milano

“Per favorire l’attività finanziaria, abbiamo pronto un decreto per introdurre un regime fiscale agevolato a Milano, simile a quello che c’è in Irlanda, per un po’ di tempo e a determinate condizioni”. Lo ha spiegato il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, durante il suo intervento di ieri al Salone del Risparmio, in corso a Milano. “La bozza è pronta, la pubblicheremo sul sito del Ministero dell’economia e sui giornali”, ha detto ancora Tremonti, sottolineando che “siamo pronti a recepire tutte le osservazioni, con l’obiettivo di fare qualcosa di positivo e di concreto per la città. Facciamo shopping di regimi fiscali: se un regime di favore è buono in altri Paesi forse è buono anche qua”. Il sindaco del capoluogo lombardo, Letizia Moratti, accoglie l’idea. “Ringrazio il ministro -ha detto a margine della presentazione della Lista Progetto Milano migliore con Edoardo Croci che la sosterrà alle prossime amministrative – che ha tradotto una proposta in progetto politico. Grazie a questa volontà del Governo possiamo sicuramente attrarre capitali internazionali. Avere qui una Tax Free Zone significherà per Milao quello che ha significato per Londra: l’attrarre investimenti e avere un vantaggio straordinario. Ci aspettiamo grandi risultati”.
“Mi auguro che il ministro Tremonti, forse preso dal clima elettorale milanese, si sia espresso in modo sbrigativo e incompleto perché nulla giustifica che si possa applicare un regime fiscale agevolato ad una sola città, per quanto importante essa sia, mettendo immediatamente in condizioni di grave svantaggio competitivo tutti gli altri territori del Paese, al nord come al sud. È ora urgente e indispensabile che il ministro chiarisca il significato delle sue parole”, dichiara Piero Fassino, candidato del centrosinistra a sindaco di Torino. È scettico anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Noi stiamo ancora aspettando la tassazione di vantaggio per il Sud”, ha sottolineato. Il deficit del Mezzogiorno, ha ricordato Bonanni a margine del 38esimo congresso della Legacoop, è “molto grave” e “credo che una tassazione di vantaggio simile a quella adottata in Irlanda vada adottata per il Sud d’Italia”.
Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale di Milano e candidato sindaco per il Nuovo polo, propone invece di prevedere una ‘clausola Expo’ nell’ambito del regime fiscale agevolato di cui si parla per Milano con l’obiettivo di incentivare gli investimenti privati. “Tenuto conto – scrive in una nota – delle difficoltà di Expo e della scarsità di risorse pubbliche destinate, andrebbero incentivati gli investimenti privati, magari prevedendo una ‘clausola Expo’ nell’ambito del regime fiscale agevolato di cui si parla per Milano. Sottolineo ‘si parla’ perché, per non illudere i milanesi, è assolutamente necessario chiarire gli strumenti, i tempi, gli effetti e anche di quali investimenti si tratti, se e come siano coinvolti quelli industriali e commerciali”. “Va considerata positivamente – aggiunge Palmeri – l’ipotesi di lavoro del Ministro Tremonti, ed evidenzio del ministro Tremonti e non del sindaco Moratti: a Milano serve competere con le grandi capitali d’Europa e del mondo perché non può accontentarsi di essere città importante solo per l’Italia. Al di là degli slogan, non si capisce che cosa voglia dire inserire nel programma elettorale qualcosa che, in termini di proposta c’è già, e in termini decisionali il quadro non dipende certo dal Comune”. “Se però a Milano ci sono buche nelle strade – conclude – se lo smog è a livelli elevatissimi, se il traffico è congestionato, se le infrastrutture sono inadeguate, se la stessa Expo continua ad accumulare ritardi su ritardi, non c’`è sgravio che tenga: gli stranieri tenderanno a cancellare la nostra città dal loro mappamondo e non investiranno più sul nostro territorio, con ricadute negative per l’intero sistema Paese. I dati recenti dicono che Milano ha perso l’appeal di un tempo per i grandi investitori internazionali – ha aggiunto Manfredi Palmeri – nei confronti di altre città, non solo europee ma persino italiane. La questione va affrontata anche nell’ambito del decreto, ma serve pure un cambio culturale per liberare le tante energie che a Milano sono inespresse”.

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