Tasi: l’opposto di un buon tributo

Fonte: Italia Oggi

Se Beppe Grillo avesse voluto studiare un sistema eccellente per guadagnare voti, non avrebbe potuto trovar di meglio che l’intero percorso seguito dalla Tasi. Solo un perverso tassatore, un burocrate sadico, un inventore di assurdi obblighi, avrebbe potuto concepire un istituto del genere, con un itinerario fuori dell’immaginario. Ovvio che milioni di contribuenti, man mano si è sviluppato il diabolico cammino della nuova tassa, siano rimasti, prima ancora che incavolati, allibiti. Una simile summa di errori, deviazioni, cambiamenti, incertezze, e soprattutto di crudeltà oppressive, non si era mai vista. A farne le spese, in termini di già debole popolarità, è la classe politica, mentre a ricavarne possibili vantaggi è chi si fa campione dell’antipolitica.

Il tributo nasceva come tassa sui servizi comunali. Di mero principio, avrebbe avuto senso, se sostitutivo di altre forme impositive. Peccato che sia divenuto, in breve, una nuova patrimoniale, che sta facendo rimpiangere a molti l’Ici e perfino l’Imu. E già questo basterebbe. Non solo: si è capito benissimo che ai comuni dei servizi collegati alla tassa non importa un fico; al massimo, quando proprio va bene, inseriscono nella delibera un riferimento ai servizi che la Tasi dovrebbe sostenere. E ciò, soltanto per formale rispetto a disposizioni che peraltro molti enti locali dimostrano di ignorare del tutto.

Succede così quel che càpita di solito: un tributo viene motivato con un nobile scopo, poi serve a far cassa. La tassa di soggiorno non aiuta a migliorare i servizi turistici, bensì a incrementare i lucri dei comuni. Il tributo ecologico è una tassa occulta, introitata dalle province senza curarsi della destinazione in favore dell’ambiente. Il sopravvissuto piccolo obolo sulle pensioni (20 lire, un centesimo di euro), destinato all’OnpiOpera nazionale pensionati italiani (ente soppresso nel 1977, si ripete: nel 1977), non viene indirizzato ai pensionati, bensì all’erario.

Un’imposta deve presentare alcune caratteristiche. Dev’essere semplice e chiara. Dev’essere facilmente applicabile. Dev’essere comprensibile dal contribuente. Dev’essere moderata nell’estorsione. Dev’essere costante. Guardiamo la Tasi: ha caratteristiche esattamente opposte. È un monumento al caos, alla vessazione, all’oscurità, all’intrico.

I contribuenti, che poi sono tutti elettori, sono costretti a rivolgersi a terze persone per sapere dove, quando, come, quanto debbano versare. Si sono trovati di fronte una coppia capace di percuoterli in modi e forme indicibili: la capitale e la periferia. Ossia la classe politica governativa e parlamentare, e quella comunale. I voracissimi amministratori municipali hanno da par loro provveduto a quel che non ha combinato la burocrazia ministeriale. Il risultato è un capolavoro di nequizia, la peggiore espressione finora registrata per inciviltà fiscale.

In queste condizioni oggettive, come non pensare che ogni volta che si parla o s scrive di Tasi, si mettono elettori nella tentazione di mandare tutti a quel paese votando Grillo?

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