Tariffa idrica all’esame Tar

Fonte: Il Sole 24 Ore

Forum dell’acqua e Federconsumatori all’attacco della tariffa idrica e dell’attività di regolazione dell’Autorità.

Domani si terrà la prima udienza del Tar Lombardia sul ricorso presentato dai due movimenti contro il metodo tariffario transitorio varato dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e i servizi idrici nel dicembre 2012 con la delibera 585. A un anno di distanza da quella delibera, il 27 dicembre 2013, l’Autorità ha approvato, per altro, una nuova delibera (643) contenente il metodo tariffario idrico (definitivo), che supera il metodo transitorio dando più spazio alle esigenze locali e ai diversi modelli di investimento. Il nodo sollevato dai Forum resta però anche con la nuova tariffa: l’obiettivo è far passare un’interpretazione radicale del referendum del giugno 2011, che elimini non solo «l’adeguata remunerazione del capitale», fissa al 6-7%, esplicito obiettivo referendario, ma anche qualunque forma di onere finanziario dal calcolo della tariffa. In questo modo di fatto si impedirebbe qualunque forma di finanziamento “privato”, bancario o di project financing, aprendo la strada a una integrale ripubblicizzazione delle gestioni dei servizi idrici.

L’Autorità ha invece messo a punto un metodo tariffario transitorio nel 2012 e un metodo tariffario idrico nel 2013 che hanno sì eliminato la remunerazione fissa del capitale al 6-7% secondo le vecchie norme spazzate via dal referendum, ma ha fatto leva sul principio comunitario del «full cost recovery» (piena copertura dei costi) che ha incluso anche gli oneri finanziari così come pagati dal gestore alle banche o al finanziatore. Un principio che ha riconosciuto anche la Corte costituzionale come punto di riferimento per il settore, nella decisione di ammissione del referendum abrogativo.

Le imprese di gestione idrica rappresentate da Federutility non nascondono la preoccupazione per la battaglia che si apre al tar Lombardia e scendono in campo a difesa della tariffa e dell’assetto regolatorio dato in questi due anni dall’Autorità. «La ripubblicizzazione del settore idrico auspicata dai ricorrenti – dice l’associazione – avrebbe conseguenze gravissime sulla spesa pubblica, sul sistema idrico e sui consumatori».

Dalle ultime stime il valore degli asset del settore idrico a livello nazionale ha un valore complessivo di circa 21,7 miliardi di euro. «Se da questa somma si escludono reti e impianti finanziati con contributi pubblici, restano comunque 12,8 miliardi di euro investiti direttamente dalle società di gestione che, in caso di ripubblicizzazione, lo Stato dovrebbe rimborsare. A questo importo vanno aggiunti, inoltre, gli eventuali indennizzi a favore dei gestori per la cessazione anticipata delle concessioni in essere».

Oltre a questi rimborsi e indennizzi, «le casse dello Stato dovrebbero sobbarcarsi anche i costi relativi agli ingenti investimenti che il settore richiede e che secondo le stime dell’Aeeg ammontano a 5 miliardi di euro all’anno». Infine, andrebbero posti a carico della fiscalità «anche i costi di gestione connessi all’erogazione del servizio che, sempre in base ai dati dell’Aeeg, ammontano a oltre sei miliardi di euro l’anno».

«Come e con quali risorse – conclude Federutility – lo Stato dovrebbe affrontare tale sforzo economico, non appare chiaro. La realtà, infatti, è che qualsiasi ipotesi di ripubblicizzazione contrasta in modo nettissimo con tutte le proiezioni disponibili in materia di finanza pubblica». Da questo punto di vista «non può non rilevarsi come, in un contesto in cui i vincoli del patto di stabilità interno diventano sempre più stringenti ed estesi dallo Stato agli enti locali fino alle società partecipate, l’ipotesi di addossare alla fiscalità generale e al debito pubblico i costi dei servizi idrici, rinunciando al ricorso ai mercati finanziari sia sensatamente impercorribile».

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