Tagliato nei piccoli Comuni un terzo di giunte e consigli

Fonte: Il Sole 24 Ore Centro-Nord

Una sforbiciata a un terzo dei posti da consigliere e assessore nei Comuni fino a 10mila abitanti, e tramonto di 753 poltrone politiche (587 consiglieri, il resto assessori) nelle Province. Dovrebbero essere questi, a regime, i risultati nel Centro-Nord della cura da cavallo imposta alle amministrazioni locali dalla manovra-bis, e dall’abrogazione delle Province uscita dal testo del provvedimento e riproposta, in maniera integrale, nel disegno di legge costituzionale approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri. Nell’ambito della Pubblica amministrazione, gli enti locali sono ancora una volta il comparto chiamato ai sacrifici più pesanti. Lo sforzo di “razionalizzazione”, pensato per aiutare i conti pubblici a raggiungere il pareggio di bilancio, passa infatti da un ridisegno complessivo dell’amministrazione locale, che soprattutto nelle sue componenti più piccole non si limita alla solita sforbiciata dei posti da politico locale: i Comuni sotto i mille abitanti dovranno, entro il prossimo agosto, confluire in Unioni di Comuni per effettuare in forma associata tutte le attività e i servizi pubblici. Quelli che contano fra mille e 5mila residenti avranno invece tempo fino a tutto il 2012 per associare le «funzioni fondamentali», dall’anagrafe alla polizia locale e all’istruzione, in alleanze che contino almeno 10mila persone. I Comuni che oggi amministrano fra 5mila e 10mila abitanti, invece, dovranno “solo” ridurre i posti in consiglio, senza essere tenuti a rivedere anche le modalità con cui svolgono l’azione amministrativa. Il pacchetto delle novità è stato accolto malissimo dagli enti locali, che hanno anche annunciato ricorsi contro le misure della manovra-bis. Al di là della difesa “di categoria” da parte dei diretti interessati, in effetti non sono poche le difficoltà applicative di un fulmine normativo che dall’Emilia – Romagna al-l’Umbria cancella (con le prossime elezioni amministrative) 3.016 posti da assessore e consigliere su 9.107 previsti dalle normative attuali nei 728 enti fino a 10mila abitanti, e soprattutto chiede a 521 Comuni sotto i 5mila abitanti di stringere fra loro alleanze per gestire in gruppo le attività comunali. Il grado di difficoltà, naturalmente, dipende anche dalle caratteristiche dei territori, e diventa più alto nelle aree di montagna dove la densità demografica è minore e aumentano i chilometri da percorrere per abbracciare le soglie minime di abitanti previste. Nel Centro-Nord, il rebus è ostico soprattutto nelle Marche, dove il binomio fra alleanze obbligate e politica alleggerita coinvolge l’86% dei Comuni della regione, e dove sono 45 (contro i 19 di Emilia-Romagna e Toscana, regioni ben più ampie) i municipi con meno di mille abitanti chiamati ad abolire le giunte e mettere insieme entro l’anno tutti i servizi e le attività locali. I nodi, però, non sono semplici nemmeno dove i comuni da unire sono meno, come nel caso umbro. In Provincia di Terni i comuni con meno di mille abitanti sono due, Parrano e Pollino, ma difficilmente potranno unirsi per gestire tutti i servizi come chiede la manovra, visto che distano 128 chilometri e due ore di auto l’uno dall’altro.

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