Sull’Ici di categoria D nodo-indennizzi per 590 Comuni

Fonte: Il Sole 24 Ore

La partita sulle compensazioni della vecchia Ici relativa ai fabbricati di categoria «D» riaperta nei giorni scorsi dal tribunale di Milano sul caso del Comune di Monza riguarda almeno 590 Comuni. In gioco ci sono in alcuni casi cifre importanti in valore assoluto, a partire da Roma dove sono in ballo 23,4 milioni di euro, a Milano invece la questione vale 16,3 milioni, mentre Torino e Bologna viaggiano sotto i 10 milioni. Non sempre, comunque, come mostrano le rilevazioni condotte dall’Ifel, l’istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci, sono le dimensioni del Comune a determinare l’entità delle somme contese fra amministrazione locale e ministero dell’Economia. A Rivoli, meno di 50mila abitanti in provincia di Torino, la partita supera i 7 milioni, a Ghedi, che ha meno di 19mila residenti nel bresciano, si sfiorano gli 1,8 milioni, cifra “vantata” anche da alcuni capoluoghi di Provincia: e sono molti i casi in cui poche centinaia di migliaia di euro fanno la differenza sui bilanci di piccoli Comuni in cui anche un solo fabbricato industriale ha un peso rilevante sul complesso della base imponibile. Tutte cifre che tornano di attualità dopo che i giudici milanesi hanno dato ragione al Comune nella battaglia interpretativa con il ministero dell’Economia sulle modalità di calcolo dei rimborsi.

Il punto (si veda Il Sole 24 Ore del 12 luglio) è quello delle compensazioni ai Comuni sulla perdita di gettito Ici che è conseguita all’autodeterminazione provvisoria della rendita catastale per i fabbricati di categoria «D». Con questa procedura, nata per riallineare i valori degli immobili a stima diretta rispetto a quelli (in genere più elevati) indicati nei documenti contabili, si è intervenuti per sterilizzare gli effetti sui conti comunali dell’Ici che sarebbe venuta a mancare. La Finanziaria per il 2001 (articolo 64, comma 1 della legge 388/2000) aveva mirato a questo scopo con il sistema dei rimborsi, che potevano essere chiesti dal Comune a patto che il mancato gettito superasse i tre milioni di lire (1.549,37 euro) e il 5 per mille della spesa corrente.

Ad accendere la miccia è stato un cambio di interpretazione del ministero dell’Economia, che dal 2009 ha considerato rilevanti solo le differenze di gettito dell’ultimo anno, senza consolidare quelle derivate dalle autodeterminazione delle rendite catastali avvenute negli anni precedenti.

Il cambio di rotta è stato subito contestato dalle amministrazioni locali, supportate da Anci e Ifel, e a Monza è arrivata la prima pronuncia sul tema. La legge, hanno scritto i giudici milanesi nell’ordinanza, non offre alcun appiglio all’interpretazione ministeriale, anche perché la ratio della norma è di indennizzare i sindaci dell’intera perdita di gettito: una decisione, è ovvio, che riaccenderà l’intero contenzioso sul tema.

L’anticipazione
Sul Sole 24 Ore del 12 luglio è stata illustrata l’ordinanza del Tribunale di Monza che ha dato ragione al Comune capoluogo della Brianza nel contenzioso contro i ministeri di Economia e Interno sulle modalità di calcolo dei rimborsi per la predita di gettito Ici conseguente alle vecchie autodeterminazioni provvisorie delle rendite catastali dei fabbricati di categoria «D». L’ordinanza si limita a fissare il principio, rimandando a un giudizio separato la quantificazione del rimborso al Comune. Il dato-chiave, comunque, è la bocciatura delle modalità di calcolo ministeriali, che considera rilevanti solo le perdite di gettito dell’anno

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