Sulla direttiva Ue resta il rebus del recepimento

Fonte: Il Sole 24 Ore

Saldare una montagna di arretrati di incerta quantificazione e garantire alle imprese tempi certi per i pagamenti a partire dal prossimo anno. Il governo è stretto tra due esigenze da soddisfare rapidamente: nel primo caso c’è il pressing delle imprese, ormai allo stremo per la crisi di liquidità complicata dal credit crunch bancario, nel secondo c’è di mezzo anche la Ue che a più riprese, con il vicepresidente della Commissione e responsabile per l’industria e l’imprenditoria, Antonio Tajani, ha sollecitato risposte certe sull’adozione della direttiva pagamenti 2011/7/Ue.
In questi mesi il governo si è mosso per capire i reali margini di intervento senza rischiare che i debiti commerciali scivolino in debiti finanziari, oltre la soglia dei 12 mesi, andando a incidere pesantemente sul debito pubblico. Ma non è mai arrivato, almeno ufficialmente, a una quantificazione esatta dei debiti commerciali accumulati. La stima elaborata dalla Banca d’Italia nella relazione annuale resta quella più attendibile: uno stock pari a oltre il 4% del Pil 2010, dunque circa 62 miliardi di euro.
È su questa cifra che si orientano anche le valutazioni del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che parla di 50-60 miliardi di debiti commerciali tra Pa e privati ai quali si somma uno stock più o meno di pari entità derivante dai debiti tra privati.
Secondo la Banca d’Italia, limitandosi ai soli beni di consumo, circa il 54% dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione è imputabile alle Asl, il 20% ai Comuni, il 17% ai ministeri e la restante parte a regioni ed altre amministrazioni locali. In vetta alle categorie più colpite, ci sono tutte le imprese dei servizi, rappresentate dal tavolo interassociativo Taiis: sono 18mila imprese, operano in settori diversi dalle mense alla gestione dei rifiuti, e calcolano di aver accumulato crediti per 32 miliardi, con punte di ritardo che toccano 250 giorni.
In un recente incontro pubblico, le imprese aderenti al Taiis hanno sollecitato risposte anche sul recepimento della direttiva Ue che entro marzo 2013 dovrebbe tagliare i tempi di pagamento a 30 giorni (con possibili deroghe fino a 60). Lo statuto delle imprese (legge 180/2011) aveva anticipato le nuove norme a novembre 2012, ma la legge comunitaria – all’esame del Senato dopo il sì della Camera – rischia di allungare ulteriormente l’iter prevedendo il recepimento dopo sei mesi dalla sua approvazione e una “clausola” di forte impatto (i decreti legislativi per il recepimento potranno essere emanati «solo successivamente all’entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie»).
Dal canto suo il ministro Passera ha assicurato l’impegno del governo a chiudere il dossier entro il 2012, ma sul punto la Commissione europea chiede risposte più puntuali. Dopo aver inviato una lettera a Passera, il vicepresidente della Commissione Tajani ieri è tornato con toni molto critici sull’argomento: «Speravo che il ministro dello Sviluppo mi desse una risposta. È un dovere morale dello stato e di tutte le amministrazioni pubbliche – aggiunge – pagare i propri debiti perché da questo dipende la sopravvivenza di imprese e il lavoro di migliaia di persone».

LA DIRETTIVA
L’incertezza sui tempi
Il recepimento della direttiva Ue sui pagamenti tra imprese e tra imprese e Pa dovrebbe arrivare entro marzo 2013
Lo statuto delle imprese (legge 180/2011) aveva anticipato le nuove norme a novembre 2012, ma la legge comunitaria – all’esame del Senato dopo il sì della Camera – rischia di allungare ulteriormente l’iter prevedendo il recepimento dopo sei mesi dalla sua approvazione
La stessa legge comunitaria prevede una “clausola” di forte impatto (i decreti legislativi per il recepimento potranno essere emanati «solo successivamente all’entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie»)

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