ROMA – Veneto e Lombardia non sembrano preoccuparsi più di tanto della possibile perdita di 4 miliardi di gettito Irap collegata alle ultime sentenze della Corte di cassazione. Tanto prima o poi vorrebbero abolirla. Mentre qualche timore in più proviene dal Mezzogiorno. Interrogati sul rischio di vedersi sottrarre risorse proprio mentre si delinea l’assetto del futuro fisco regionale, i rappresentanti delle autonomie rispondono in ordine sparso. Mentre la Cassazione li costringe a fare i conti con la mina dei rimborsi. Fatta la duplice premessa che «si sta scrivendo una pagina storica per il paese» e che «ogni cambiamento richiede il suo assestamento», il governatore veneto Luca Zaia ha le idee chiare: «Noi l’Irap ce la vogliamo dimenticare. È chiaro che dalla sera alla mattina non si può togliere ma a regime sì e ci si potrà spostare su altre idee utilizzando l’autonomia tributaria che ci viene riconosciuta». Fermo restando, aggiunge, che «i vari benefici arriveranno dall’introduzione dei costi standard, grazie ai quali non pagheremo più gli sprechi di qualcun altro». Più sfumati i toni dell’assessore lombardo Romano Colozzi, coordinatore della commissione Affari finanziari della conferenza delle regioni: «Le sentenze della Cassazione confermano che l’Irap è un’imposta strutturalmente ingiusta e portatrice di problemi. È pertanto urgente ? sostiene Colozzi ? trovare, attraverso la riforma federalista in atto, un tributo sostitutivo che non penalizzi le imprese e il lavoro ma che sia in grado di compensare la diminuzione di gettito conseguente alla sacrosanta sentenza della Cassazione, in modo da non compromettere l’equilibrio della sanità italiana che trae dall’Irap una delle fonti maggiori di finanziamento». L’attenzione all’equilibrio sembra la bussola anche del presidente della Campania, Stefano Caldoro. «Quello che vale per la legge 42 deve valere anche per i decreti attuativi», sottolinea Caldoro che individua nel «principio di attenuazione delle differenze fiscali» uno dei pilastri della riforma. E proprio a quel principio e «non al Far West» bisogna attenersi secondo lui anche nella riduzione delle aliquote. «Rimane il problema ? ammonisce ? dell’avvio della riforma e, se bisogna fare i 100 metri, nessuno può partire 20 metri indietro». Ma in che misura le casse regionali risentirebbero delle sentenze di Cassazione? Difficile dirlo perché la storia dell’Irap dei piccoli insegna che sono sempre i giudici a decidere caso per caso. Anche le ultime pronunce sottolineano che gli imprenditori non dispongono di un’esenzione automatica dall’Irap perché ciò che conta è l’assenza di un’autonoma organizzazione. Dai dati del Dipartimento Finanze, emerge che in Italia gli imprenditori persone fisiche soggette a Irap sono complessivamente 1,6 milioni e con Unico 2008 hanno versato oltre 2 miliardi di tributo regionale. Volendo restringere l’analisi a quelli apparentemente più interessati alle sentenze, la platea scenderebbe a 1,4 milioni (da 0 a 50mila euro di valore della produzione) con un gettito di 812 milioni. E a tanto ammonterebbe la perdita per le casse dei governatori qualora tutti gli interessati si avvalessero dell’esenzione prospettata dai giudici. Soltanto, poi, in termini di mancato gettito. Ma a metter paura a tutti i governatori potrebbe essere la partita dei rimborsi. Il conto potrebbe quadruplicarsi anche fino a 3,2 miliardi se a tutti i soggetti venisse riconosciuto il recupero dell’Irap indebitamente versata negli ultimi quattro anni. Con un saldo negativo finale per le casse regionali di 4 miliardi, pari a un nono di quanto oggi l’imposta vale sull’intero territorio nazionale.
Sui conti delle regioni l’incognita rimborsi Irap
Federalismo fiscale – Sentenze e bilanci
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