Stop alle varianti in corso d’opera: la proposta di Cantone

Introdurre il divieto assoluto di varianti in corso d’opera e dare un premio alle imprese che non le chiedono; abrogare la legge obiettivo; appaltare i lavori sul più dettagliato livello progettuale; regolare l’incentivo del 2% previsto per i tecnici della pubblica amministrazione; ridurre gli arbitrati liberi a favore degli arbitrati amministrati; contenere fortemente il numero delle stazioni appaltanti. 
È quanto ha proposto il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, nel corso di un’audizione in Commissione Ambiente alla Camera facendo alcune osservazioni al d.d.l. delega in materia di appalti pubblici già approvato al Senato che, come ha detto, condivide “strutturalmente”.

Cantone, dopo avere richiamato i passaggi più rilevanti del testo all’esame della Commissione, ha preso in esame la disciplina delle grandi infrastrutture, affermando che occorre abrogare la legge obiettivo perché il codice deve essere l’unico testo normativo da applicare, con limitatissime eccezioni legate a urgenze di protezione civile.

Sul general contractor, che è la tipologia di contratto più problematica nelle grandi opere, il presidente Anac ha formulato la proposta “in qualche modo provocatoria”, di stabilire il divieto assoluto delle varianti in corso d’opera, e ha proposto di dare un premio agli imprenditori che non chiedono varianti, per creare meccanismi incentivanti.

Cantone infatti ritiene che questo “sarebbe un modo di moralizzare il settore”, un modo di porre le imprese davanti alla responsabilità di intraprendere o meno una determinata opera pubblica assumendosi il rischio di impresa fin dall’inizio. Questo, secondo il presidente dell’Authority eviterebbe uno dei paradossi che ha caratterizzato tutti i general contractor: perché “nella nostra esperienza di vigilanza non c’è un general contractor per i grandi lavori – ha concluso Cantone – in cui non ci sia stata una quantità enorme di varianti”.

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