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Rapporto Anci-ConaiRifiuti, sono sette le regioni virtuose
Il delegato Anci Bernocchi: Tari modulata sui comportamenti virtuosi e intervento del Governo, altrimenti si rischia infrazione Ue 2020

Sono sette le regioni italiane che nel 2012 hanno superato il 50% di percentuale di riciclaggio, rispetto a un dato nazionale relativo alla raccolta differenziata pari al 39,9%: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino e Veneto che confermano già il trend del 2011 – a cui si aggiungono Friuli e Sardegna, quest’ultima unica rappresentante del Sud. È quanto certifica il terzo Rapporto sulla raccolta differenziata e il riciclo, stilato sulla base della Banca dati dei Comuni italiani, nata dall’accordo tra Anci, Conai e diversi stakeholders del settore, e realizzato grazie alla collaborazione con Ancitel Energia e Ambiente. 
A raggiungere il fatidico tetto del 50% (fissato dal decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevede entro il 2020 un aumento del riciclaggio dei rifiuti ad una soglia, appunto, del 50% in termini di peso) c’é anche il 25% dei comuni italiani, di cui solo il 10% del Sud e il 15% con una popolazione superiore ai 10mila abitanti. Comprendendo però, rileva il rapporto, anche 25 comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti, dei quali 17 capoluoghi di provincia.

“Il Governo ha il dovere di impegnarsi sia in termini di risorse che in termini di semplificazione normativa, a partire dalla definizione dei criteri di calcolo per il pagamento della tariffa sui rifiuti. Altrimenti nel 2020 andremo a finire in una procedura di infrazione europea per il mancato rispetto del vincolo del 50% di effettivo riciclo dei rifiuti”. Sono le conclusioni alle quali giunge Filippo Bernocchi, delegato Anci ai Rifiuti.

I dati
I dati presentati oggi parlano complessivamente di “una produzione di rifiuti che presenta un calo importante tra il 2010 e il 2012, con il riciclo al 38,6% e la differenziata al 39,9%, ben al di sotto degli obblighi di legge ma comunque in aumento. Il primo dato che deve far riflettere però – spiega Filippo Bernocchi, delegato Anci ai Rifiuti – consiste nell’ampio divario tra il nord e il sud del Paese, con le regioni settentrionali che sfiorano il 55% di raccolta differenziata, contro quelle meridionali che si fermano al 25%”. 
La buona notizia, di contro, “è che sette Regioni, tutte al Nord fatta eccezione della Sardegna, già superano il 50% di effettivo riciclo. Lo stesso obiettivo viene raggiunto dal 25% dei comuni, anche se si tratta per la maggior parte di comuni piccoli e ancora una volta soprattutto al nord. Solo 25 comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti, infatti, possono vantare il raggiungimento della soglia del 50% di riciclo”. 
Anche alla luce di questi dati, Bernocchi tiene a sottolineare la necessità che “il legislatore concentri le disposizioni sugli obblighi della raccolta rifiuti non tanto sulla percentuale di differenziata, ma sul livello di effettivo riciclo, come d’altronde ci chiede l’Europa”. Ed è lo stesso Rapporto a supportare la sua tesi, quando registra che “nel 2012 la percentuale di avvio a riciclo è cresciuta dell’1,3% rispetto al 2011, contro un incremento della differenziata del 4,4%. La differenza tra queste due percentuali dimostra – spiega il delegato Anci – che esiste anche una raccolta differenziata infruttuosa e solo nominale, senza effettivi ritorni positivi per l’ambiente”. 
Proprio grazie al riciclo “nel 2012 sono state prodotte  2,1 milioni di tonnellate in meno di co2, ulteriore dimostrazione della necessità di prendere questo come principale parametro per avviare nuovi modelli di raccolta, che ottimizzino i tassi di riciclo e riducano le emissioni”. 
Bernocchi mette dunque in fila gli interventi possibili per evitare la procedura di infrazione: “Serve subito una riforma dei servizi pubblici locali, dopo 20 anni di continui cambiamenti che, uniti alla poca chiarezza delle norme, disincentivano le aziende di raccolta rifiuti a fare investimenti, dato che l’orizzonte temporale molto breve rischia di non consentire loro un ammortamento dei costi”. 
Serve anche “rimettere mano al Codice dell’Ambiente, a partire da quello che non funziona e dai decreti attuativi mai emanati”. E soprattutto, dice Bernocchi, “la nuova Tari non può essere basata sul calcolo dei metri quadrati, ma sul principio del ‘chi inquina paga’, in modo da premiare i comportamenti virtuosi”. Una tesi, quest’ultima, alla quale aderisce anche il presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci, che in una lettera inviata al tavolo dei relatori auspica che la tassa venga “modulata in base all’efficienza della raccolta e ai comportamenti virtuosi”. 
Solo così, aggiunge infine Cirillo, “possiamo assolvere al compito di trattare i rifiuti non come costo ma anche come risorsa, a partire dai cittadini, che devono poter vedere un ritorno in termini di minori pagamenti nel momento in cui si impegnano nel corretto smaltimento dei rifiuti”. Cirillo, da delegato del Ministro alla semplificazione normativa, promette inoltre “una revisione del Codice dell’Ambiente”.


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