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Legambiente, delitti ambientali nel codice penale
In Italia quasi 4 reati contro l'ambiente ogni ora

“Una legislazione ambientale inadeguata ha permesso la devastazione del territorio: è urgente aggiornare le leggi per evitare nuovi ecocidi. È una riforma di civiltà”. È questa la posizione di Legambiente espressa in un convegno al quale hanno partecipato tra gli altri il procuratore della Direzione nazionale antimafia Franco Roberti, il presidente della Commissione ambiente della Camera Ermete Realacci, la presidente della Commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti e il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. “La riforma di civiltà che invochiamo da tempo – ha sottolineato il direttore generale di Legambiente, Rossella Muroni – parte proprio dall’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali con l’aggiunta di uno specifico Titolo che possa disciplinare con pene efficaci, proporzionate e dissuasive – come ci chiede l’Europa – alcune fattispecie specifiche”.

Tra queste Legambiente individua l’inquinamento e il disastro ambientale, i delitti ambientali in forma organizzata, la frode ambientale, l’impedimento al controllo, il ravvedimento operoso; così come le pene accessorie, come la confisca e l’obbligo di bonifica e di ripristino dello stato dei luoghi. “Ogni anno nel nostro Paese vengono accertati oltre 30mila reati contro l’ambiente, quasi 4 ogni ora – ha detto Muroni -. Si tratta però solo della punta di un iceberg, una minima parte rispetto a ciò che accade realmente. Dopo vent’anni di attesa speriamo che questa legislatura sia quella giusta per dotare il nostro Pese di una adeguata tutela penale dell’ambiente”. L’occasione concreta è l’approvazione in Parlamento, in tempi rapidi, di un testo coordinato che sintetizzi i due disegni di legge già presentati nelle competenti commissioni, a firma rispettivamente dei deputati Ermete Realacci e Salvatore Micillo. L’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale – conclude – sarebbe anche il modo per allineare l’Italia agli standard europei, rispettando lo spirito della Direttiva comunitaria 99 del 2008, recepita solo formalmente in Italia, fatta eccezione per la previsione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

(Fonte: Ansa)


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