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Allarme Corte dei conti: 13,7 miliardi di gettito a rischio
Secondo la magistratura contabile la legge di stabilità rischia di mancare gli obiettivi di crescita e risanamento

La Corte dei conti ancora critica sula legge di stabilità. Secondo la magistratura contabile ammontano a 13,7 miliardi le entrate 2017-2020 previste dalla legge di stabilità a rischio. La previsione tiene conto delle modifiche del Parlamento che ha “frammentato” gli interventi con 200 micro norme. Ma al momento non sembra necessaria una manovra bis. Pochi spazi per la spending review. E credito col contagocce.

Le preoccupazioni della magistratura contabile su queste “coperture fragili” sono contenute in un nuovo documento, già inviato l’altro ieri ai presidenti delle Camere, e che viene allegato alla relazione quadrimestrale di cassa (delibera n. 1/2014/SSRRCO/RQ). Il documento tiene conto delle prospettive della finanza pubblica dopo la legge di stabilità varata dal Governo Letta (troppe anche se “comprensibili” dopo anni di recessione le 200 micro-norme inserite dal Parlamento) e serve, ha spiegato il presidente Raffaele Squitieri durante un briefing, “a fornire una visione generale dei conti pubblici a Parlamento e Governo anche in questa fase particolare della formazione del nuovo esecutivo”. Insomma secondo Squitieri “ci sono segnali, direi modesti, di ripresa e noi monitoriamo la situazione. La Corte sarà vigile”. La situazione post-stabilità descritta dalla Corte appare delicata: il 2014 resta comunque un anno di “tregua fiscale” – come già detto nelle audizioni parlamentari – ma c’è appunto il rischio delle entrate future. In un sentiero che appare comunque “stretto” a causa delle nuove regole europee sul rientro del debito pubblico.

La Corte dei conti ha preso in esame anche l’accelerazione dei pagamenti della p.a. che però non sembrano aver dato un particolare impulso all’economia né sembra ci siano molti spazi di manovra per la crescita grazie all’azione di revisione della spesa portata avanti dal commissario Carlo Cottarelli. Così come la stretta creditizia non accennerà ad attenuarsi quest’anno a causa dei vincoli imposti da Basilea 3 e dagli stress test (la Corte segnala “la mancata trasmissione al settore reale delle condizioni di abbondante liquidità che si riscontrano sul mercato finanziario”).

Unico spazio “visibile” nel documento della Corte è quello legato al possibile risparmio sugli interessi che la rinnovata credibilità del Paese potrebbe offrire. Ma c’è da tener conto della necessità di tenere i saldi invariati: quindi il 2014, considerato dai magistrati contabili come un anno di “tregua”, dovrebbe essere anche l’occasione di incidere in modo forte sulle riforme, alcune già attive, per aumentare la crescita del Pil. Una crescita che allo stato appare un po’ sovrastimata dal Governo (con un incremento dei consumi che si fermerebbe allo 0,7%) e che oltretutto dovrà fare i conti con le misure “restrittive” che il Governo Letta, sempre con la legge di stabilità, ha previsto dal prossimo anno.

Immediata la replica del Ministero dell’economia e delle finanze che in una nota diffusa ieri  segnala che  “Non sussiste alcun vuoto di gettito in quanto le misure previste dai provvedimenti analizzati dalla Corte dei conti hanno regolarmente trovato integrale e adeguata copertura non solo nel triennio 2014-2016 ma anche in tutte le annualità successive rilevanti ai fini della valutazione degli effetti finanziari. In particolare nel quadriennio 2017-20 la legge di stabilità determina un miglioramento dei saldi. Le informazioni contabili sono state messe a disposizione del Parlamento”.


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