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Cottarelli, in 8 mesi risparmi di 5 miliardi
Sul tavolo il taglio di almeno 85mila dipendenti pubblici entro il 2016. Sforbiciata a spese militari e partecipate

Sono 5 i miliardi in arrivo nel 2014 dalla spending review. Ascoltato di nuovo in Senato a meno di una settimana di distanza dalla precedente uscita pubblica, il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha chiarito innanzitutto le cifre: quest’anno i miliardi che si potranno risparmiare in 8 mesi da maggio in poi sono appunto 5, così come indicato da Matteo Renzi >  Proposte per una revisione della spesa pubblica (2014-16)

I numeri del 2014 sono stati il primo punto su cui i conti della grande operazione di revisione della spesa sembravano inizialmente non tornare: 3 erano i miliardi annunciati una settimana fa dal Commissario per i risparmi possibili quest’anno, 7 quelli su cui aveva invece puntato il Presidente del Consiglio. Ieri il chiarimento ufficiale: 3 era una stima prudenziale, minima, ha spiegato Cottarelli, 5 sono i risparmi massimi, ottenibili in otto mesi di applicazione (considerando che siamo già a metà marzo), 7 quelli a regime se il 2014 fosse stato utilizzato in pieno.

Il Commissario ha quindi passato in rassegna tutte le ipotesi di lavoro, comprese quelle su cui si sono scatenate le polemiche più accese. Si tratta solo di stime, scenari, proposte tecniche, ha sottolineato, ridimensionando in un certo senso il lavoro portato avanti finora, diventato oggetto di un’attenzione spasmodica da quando il governo lo ha legato a doppio filo alla riduzione del cuneo fiscale. E “bozze” le ha definite anche Palazzo Chigi: “il documento sulla spending review, circolato nei giorni scorsi e ancora oggi su alcuni organi di informazione è soltanto una delle bozze e non la versione definitiva del lavoro del commissario Carlo Cottarelli”.

“In queste ore alcuni organi di informazione stanno alimentando un’interpretazione distorta del buon lavoro del commissario Cottarelli sulla revisione della spesa per il pubblico impiego, in particolare su pensionamenti, turnover ed eventuali esuberi”, ha dichiarato il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia. “In questo modo il quadro che emerge – si legge nella nota- risulta assolutamente infondato”.

Gli statali innanzitutto. Ad essere coinvolti da tagli ed esuberi sarebbero, secondo le simulazioni di Cottarelli, ben 85.000, ma si tratta appunto, ha puntualizzato l’ex dirigente del Fondo monetario, di “una prima stima di massima” che va “affinata” continuando a lavorare.

Idem per le pensioni. Il contributo una tantum per quelle tra i 2.000 e i 3.000 euro è solo uno “scenario illustrativo”. La scelta, in questo come in tutti gli altri casi, spetta alla politica. Cottarelli lo ha ripetuto più volte: sta al governo decidere se, come e dove intervenire.

Sta al governo optare per le sinergie tra le forze dell’ordine, senza rinunciare in nessun modo alla sicurezza, ma cominciando per esempio a porsi il dubbio sull’utilità o meno del reparto antisommossa della Guardia di Finanza.
Sta al governo redigere il piano definitivo, che arriverà con ogni probabilità insieme al Def.
Il baricentro si sposta dunque progressivamente verso Palazzo Chigi, dove Cottarelli si sposterà anche fisicamente la prossima settimana.

Di molti suggerimenti del commissario l’esecutivo sembra già pronto a fare tesoro.
Il Ministro del welfare, Giuliano Poletti, lo ha annunciato al Tg2: “è previsto un intervento contro gli abusi dellefalse pensioni di invalidità: interverremo drasticamente per tagliarle”. Parole che ricalcano in pieno quelle contenute nel piano.
Ed anche più in generale sugli assegni pensionistici qualche apertura potrebbe arrivare. “Penso che sulla fascia alta si possa fare qualcosa da subito”, ha detto il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, non escludendo anche contributi una tantum per il taglio del cuneo fiscale.

Sul piano piovono intanto già le critiche. Dell’opposizione, da Forza Italia a Sel, e dei sindacati, allarmati proprio dai capitoli legati al welfare, con in testa la Cgil che parla di “ennesimo attacco al sistema pubblico”.

Le cifre

È stato il quotidiano Il Tempo a riportare per primo le cifre specifiche di tutta una serie di interventi che si annunciano in alcuni casi anche drastici.
Prendendo come base di riferimento i 7 miliardi di risparmi se si fosse iniziato da gennaio, sono cinque le aree di intervento individuate come prioritarie: il primo fronte di intervento è quello del cosiddetto efficientamento diretto. Si tratta di circa 2,2 di tagli composti a loro volta da 800 milioni derivanti da iniziative su beni e servizi, 200 milioni dalla pubblicazione telematica degli appalti pubblici, 100 da consulenze e auto blu, 500 dagli stipendi dei dirigenti della p.a., 100 da corsi di formazione, 100 dall’illuminazione pubblica, 400 da proposte varie. Ci saranno poi i 200 milioni che arriveranno da riorganizzazioni che riguarderanno le spese per province ed enti pubblici.

Per le società partecipate di regioni e comuni Cottarelli propone di sforbiciare il numero dei consiglieri di amministrazione, limitare i compensi degli organi di gestione, valorizzare gli elementi di competenza e indipendenza nella scelta degli amministratori. Poi suggerisce una cura di dimagrimento a base della riduzione delle società stesse, con “il rafforzamento e l’applicazione delle norme sul divieto e la creazione e detenzione di partecipate locali, con tetti al numero di partecipate rispetto alla popolazione” e “nuove misure che agevolino la liquidazione o la dismissione di società”. All’orizzonte si profilano restrizioni delle assunzioni e della spesa di personale nelle società in house.

Non potevano mancare quindi i costi della politica, con una sforbiciata da 400 milioni che interesserà comuni, regioni e finanziamento ai partiti. Un’altra quota consistente, pari a 2 miliardi, giungerà poi da una revisione deitrasferimenti a imprese e famiglie. Nello specifico la posta in questione sarà così suddivisa: un miliardo dai fondi statali alle aziende, soprattutto operanti nell’autotrasporto, 400 milioni da quelli regionali, 200 da microstanziamenti, 100 dal trasporto pubblico locale e 300 da quello ferroviario. Infine altri 2,2 miliardi arriveranno da una riforma degli stanziamenti per le cosiddette spese settoriali. Nel documento si parla in maniera specifica di 1,4 miliardi dapensioni, 300 milioni dalla sanità, 100 dalla difesa, 200 dall’allineamento della contribuzione delle donne, e 200 da revisione delle pensioni di guerra.


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