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Cottarelli, dai tagli partecipate 500 milioni di risparmio nel 2015
Obiettivi a 3-4 anni la riduzione drastica da 8.000 a 1.000 partecipate con un risparmo a regime di 2-3 miliardi l'anno

Nel 2015 i risparmi ottenibili dai tagli alle partecipate pubbliche ammontano a circa 500 milioni di euro, “forse qualcosa di più”. È la stima del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, secondo il quale in un anno il totale di 8.000 partecipate può essere ridotto di 2.000 unità.

Cottarelli ha ricordato che le stime sul numero delle partecipate non sono univoche: secondo il Mef al 2012 se ne contano 7.726, mentre in base ai dati della Presidenza del Consiglio sono circa 10.000.Cifre che in ogni caso cozzano con quelli francesi, ad esempio, dove le municipalizzate sono appena 1.000.

Del totale circa il 20% è interamente in mano pubblica, il 28% è a maggioranza pubblica, mentre la parte restante è a controllo privato, con gli enti pubblici che partecipano in modo minoritario, con una quota talmente piccola da non risultare strategica, ha spiegato il commissario.

In 1.400 società la partecipazione pubblica non raggiunge il 5%, in 1.900 il 10% e in 2.500 il 20%. Da qui una delle proposte presentate da Cottarelli per razionalizzare il settore affinché le partecipazioni minime siano almeno del 10 o 20%.

Molte anche le “scatole vuote”: almeno 3.000 imprese hanno meno di 6 dipendenti e in circa la metà delle partecipate comunali il numero dei dipendenti è inferiore al numero dei membri del c.d.a. (si contano 37.000 cariche e 26.500 amministratori), 1.300 hanno un fatturato inferiore a 100 mila euro. Anche in questo caso, si potrebbe quindi studiare la proposta di dismettere le partecipazioni in società al di sotto di una certa soglia di fatturato.

Cottarelli ha quindi ribadito gli obiettivi a 3-4 anni, con una riduzione drastica da 8.000 a 1.000 partecipate e risparmia regime di 2-3 miliardi l’anno, a cui aggiungere le entrate una tantum derivanti dalle dismissioni.
In particolare, tra tutte le voci, 300 milioni si risparmierebbero sugli stipendi degli amministratori, 600 milioni dall’eliminazione delle perdite delle società dismesse, 200-300 milioni dal risanamento delle imprese in perdita, cui si aggiungerebbero i minori costi sui contratti di servizio spesso più alti di quelli di mercato.
Per esempio, solo nel trasporto pubblico locale l’applicazione dei costi standard porterebbe a risparmi per 350 milioni.


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