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Madia gela gli statali: no risorse, blocco salari anche nel 2015
La decisione nella legge di stabilità. Dura le reazione dei sindacati: per CGIL "inaccettabile" visto che la perdita in busta paga salirebbe a 4.800 euro in media. Sul piede di guerra anche Cisl e Uil

“In questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono”. Così il Ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia sui rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici.
Ora – aggiunge – “prima di tutto” guardiamo “a chi ha più bisogno”, quindi “confermiamo gli 80 euro, che vanno anche ai lavoratori pubblici”. Il bonus Irpef, ricorda il Ministro, va infatti a tutti i lavoratori sotto una certa soglia di reddito, inclusi gli statali.
D’altra parte, sottolinea il Ministro, “i contratti hanno iniziato ad essere bloccati all’inizio della crisi”.

Una crisi che “visti i dati sull’economia” prosegue e che “il governo è impegnato” a superare. Uno sforzo che secondo il Ministro deve coinvolgere “tutti” sia “il governo che le parti sociali”.

Parlando a margine dei lavori in Commissione Affari costituzionali del Senato, dove è iniziata la discussione sul d.d.l. p.a., Madia spiega che la decisione sui contratti per il pubblico impiego verrà presa in sede di legge di stabilità, ma presumibilmente la proroga del blocco, cominciato nel 2010, dovrebbe essere di un anno.

La reazione dei sindacati però non si fa attendere. 
Gli statali della Cgil non usano mezzi termini, giudicando “inaccettabile” l’annuncio della Madia, visto che la perdita in busta paga salirebbe a 4.800 euro in media, e, soprattutto si dicono pronti “alla mobilitazione”. Sul piede di guerra anche Cisl e Uil.

Il congelamento degli stipendi non coglie totalmente di sorpresa, visto che 24 ore prima il Sottosegretario alla p.a., Angelo Rughetti, aveva spiegato come non si possa dare tutto a tutti. Madia, che aveva definito il blocco un’ingiustizia, mette l’accento sui “dati”, sulla “situazione di difficoltà economica” non ancora superata, una crisi che sta rendendo tutto più complicato. 

Ma ancora nulla è nero su bianco, come evidenzia il Sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che avverte: il lavoro del governo nel mese di settembre sarà “molto importante” e “non darei nulla per definito”. Due sono le scadenze decisive in materia, il Def (Documento di economia e finanza), la cui nota di aggiornamento sarà presentata il 1° ottobre e dopo 15 giorni la legge di stabilità. Solo allora saranno tracciati i confini: da quanto durerà lo stop a cosa coinvolgerà, se solo la contrattazione nazionale, ferma dal 2010, o anche quella individuale (scatti di anzianità nel comparto della sicurezza, progressioni di carriera).

Quanto alla proroga dell’arresto, Madia fa capire come la soluzione più ragionevole sia estendere il blocco al 2015, confidando che passato il prossimo anno possa arriva la ripresa economica.
Comunque vada i sindacati non ci stanno. Dalle organizzazioni dei lavoratori arriva un deciso no a uno stop avviato sotto l’esecutivo Berlusconi, confermato con Monti e ora praticamente confermato dal governo Renzi. La Cgil chiede “un passo indietro”, la Cisl parla di “un’ennesima prova del bluff che sta dietro ad un esecutivo che non sa fare neanche il minimo sindacale”. 

Ancora prima che la Madia parlasse, la Uil aveva già minacciato un “autunno caldo”. Il fronte della p.a. rimane aperto sia per via della delega, che ha appena iniziato il suo iter parlamentare (l’obiettivo dell’esecutivo è completarlo entro l’anno), sia per la fase attuativa che pende sul dl Madia. E uno dei prossimi punti sarà la tanto discussa mobilità obbligatoria, su cui ci dovrebbe essere anche un confronto, a breve, con i sindacati.


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