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Legge di stabilità 2015, preoccupati Enti locali e Regioni > IL TESTO
Anci: preoccupa lo sforzo fiscale richiesto. Province: ricadute certe su comuni e città metropolitane. Regioni: manovra insostenibile a meno di non incidere sulla spesa sanitaria

“Un incontro nei tempi più brevi, per una valutazione comune della legge di stabilità e, in particolare, dei suoi effetti sulle finanze e sulle politiche delle autonomie locali”. Lo chiedono, in una lettera congiunta inviata al premier Matteo Renzi, i presidenti di Anci, Upi e Conferenza delle Regioni, Piero Fassino, Alessandro Pastacci e Sergio Chiamparino. 
I rappresentanti di Comuni, Province e Regioni manifestano così “seria preoccupazione per uno sforzo finanziario che nella sola Legge di stabilità supera i 6 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti gli effetti di riduzione di spesa e tagli sui nostri bilanci derivanti dalle manovre degli anni scorsi” (> IL TESTO DELLA LEGGE DI STABILITÀ 2015). 
“È certamente apprezzabile la scelta generale, contenuta nella legge di stabilità, di una riduzione fiscale finalizzata a rilanciare investimenti e consumi ed a creare lavoro”, aveva detto il presidente dell’Anci al termine della Conferenza Unificata, tuttavia “preoccupa lo sforzo fiscale che viene chiesto agli enti locali. Ci riserviamo di dare un giudizio definitivo quando ci sarà il testo della legge – aveva puntualizzato – per capire quali effetti della legge sono sostenibili e dove invece servono modifiche da fare in sede di conversione parlamentare”. 
E ai giornalisti che chiedevano se la manovra fosse insostenibile anche per i Comuni, Fassino ha poi risposto che “lo sforzo di contenimento della spesa è di certo molto alto, per questo vogliamo discuterne con il governo. Abbiamo sempre detto che la spending review si deve fare sui saldi e almeno in questo la legge di stabilità lascia discrezione ai sindaci”. 
Da qui, quindi, la richiesta congiunta per “sedersi intorno a un tavolo e vedere tutto ciò che è sostenibile e compatibile” anche alla luce del fatto che la riduzione di spesa chiesta a Regioni e alle Provincie potrebbe tradursi “ulteriori riduzioni per i Comuni” in virtù della legge Delrio che trasferisce competenze dalle Province per affidarle ai Municipi.

Tagli di Province ricadono su comuni e città metropolitane: nel 2015 si rischia il collasso degli enti locali
Un tavolo urgente di confronto sulle ricadute dei tagli della Legge di stabilità per tutto il sistema degli enti locali. Questo quanto deciso ieri in una riunione straordinaria della Presidenza Upi, a seguito dell’annuncio di un taglio di 1 miliardo alle province previsto dalla legge di stabilità. Il taglio si aggiunge a quello già stabilito dalle precedenti manovre portando in tutto a 1 miliardo e 500 milioni la riduzione dei bilanci delle province.
“A partire dal 1° gennaio 2015 molte delle funzioni attualmente esercitate dalle province – dichiara l’Ufficio di Presidenza Upi – saranno spostate su città metropolitane, comuni e regioni. Il taglio da 1,5 miliardi ricadrà direttamente sui bilanci dell’intero sistema degli enti locali. Il rischio è di un collasso complessivo del sistema, con immediate ricadute sui cittadini cui non sarà più possibile assicurare i servizi essenziali. Significa non riuscire ad assicura la minima tenuta della sicurezza nei 130 mila chilometri di strade provinciali, di non potere garantire la gestione e manutenzione delle scuole, le opere contro il dissesto idrogeologico, il trasporto pubblico locale. Il dissesto delle province, che con questo taglio è certo, impatterà direttamente sui conti dello Stato. Chiediamo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di aprire subito un tavolo per avviare un confronto serio con le province e con i rappresentanti delle istituzioni che governano i territori. Il 29 ottobre prossimo – annuncia l’Ufficio di Presidenza Upi – si terrà una Assemblea di tutti i Presidenti di Provincia per definire insieme le prossime iniziative da intraprendere”.

“Ci associamo alle preoccupazioni delle Province in merito agli ulteriori tagli che dovranno subire. Sono tagli, questi, che ricadranno anche sui Comuni e sulle Città metropolitane che, secondo la legge Delrio, dovranno prendersi carico di alcune delle funzioni proprio delle Province. È quindi necessario e urgente un incontro politico con il Presidente del Consiglio per sapere quali scelte si intendono prendere. Ad oggi non ci sono risorse certe per le Città metropolitane e i Comuni rischiano di farsi carico anche delle grandi difficoltà di bilancio che patiscono le Province”. Così il sindaco di Catania, Enzo Bianco, intervenuto in rappresentanza dell’Anci alla Conferenza Stato-Città riunitasi ieri al Ministero dell’Interno.

Chiamparino, Caldoro: uniti a difesa dei servizi e dei cittadini
Sui tagli ai servizi ai cittadini che saranno provocati dalla legge di stabilità “le regioni chiedono un incontro urgente al Governo per affrontare una serie di temi”, in particolare per l’impatto sulla sanità, sui servizi, sulle tasse.
Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, nel corso della conferenza stampa dedicata proprio alla manovra economica del Governo, a cui hanno partecipato anche Stefano Caldoro (vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania), Nicola Zingaretti (presidente della regione Lazio), Catiuscia Marini (presidente della regione Umbria), Enrico Rossi (presidente della regione Toscana). 
È mancata la leale collaborazione istituzionale, ha spiegato Chiamparino, ecco perché la Conferenza delle Regioni chiede un incontro urgente al Governo “per affrontare una serie di temi e ricostituire un rapporto di leale collaborazione”. 
Chiamparino quindi aggiunge: “Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità”.
Quindi Chiamparino ribadisce: “La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”.
Anche Stefano Caldoro (vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania) sottolinea: ”le Regioni sono unite a difesa dei servizi e dei cittadini. Il Governo viene meno a parola data. C’è un problema di affidabilità istituzionale”, quindi sottolinea: “Manovra. Aumentare tasse, ticket e Irap? Lo faccia il Governo. Non si può fare spesa con soldi di altri. Io non intendo aumentare le tasse”.
Sembra una strada senza uscita. “Il taglio che le Regioni dovranno affrontare – spiega Chiamparino – ammonta a 5,7 miliardi di euro e non a 4 miliardi. La manovra non può essere scaricata in termini di tasse e tagli sulle Regioni”, ha aggiunto il presidente della Conferenza delle Regioni sottolineando che “a 5,7 miliardi si arriva sommando i tagli di questa legge di stabilità con quelli previsti dagli ultimi governi”.
Quindi Chiamparino propone al Governo di “aumentare di un miliardo i tagli ai ministeri”, e aggiunge: “Credo si possa chiedere una razionalizzazione alle attività dei ministeri il problema è che le burocrazie ministeriali sono più forti delle Regioni”.


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