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Riforma p.a. in Senato, tra licenziabilità dirigenti e precariato
Oltre a dirigenza e lotta al precariato, la delega affronta diversi argomenti, tra cui cittadinanza digitale, taglio prefetture, dimezzamento camere di commercio

L’Aula del Senato ha bocciato le tre pregiudiziali di costituzionalità, avanzate da Fi, el e Ln, sul DDL di riforma della pubblica amministrazione, è iniziata quindi ufficialmente la discussione generale sul provvedimento: la riforma della p.a. ha ripreso ieri, infatti, il cammino nell’Aula del Senato, con l’obiettivo del voto dei primi punti in settimana (> il testo del DDL > gli emendamenti esaminati dalla Commissione con relativo esito procedurale).

La carica degli emendamenti aggredirà senz’altro il capitolo della dirigenza, su cui Forza Italia ha già annunciato battaglia, mettendo in dubbio la costituzionalità della decadenza dal ruolo unico per quanti restano privi di incarico per un certo numero di anni: si parla di un minimo di 2 per arrivare a un massimo di 5.

Ma la licenziabilità dei dirigenti è uno dei capisaldi del DDL Madia. Le modifiche passate ‘last minute’ in commissione probabilmente faranno discutere anche in Aula.
Sempre sulla dirigenza, si è imposta la laurea magistrale come titolo minimo, si sono allargati i confini dellamobilità, anche verso il privato (magari semplificando le procedure per l’aspettativa).
Il potere di decidere sulla licenziabilità è stato tolto alla commissione per la dirigenza (il cui parere non è più vincolante) per attribuirlo esclusivamente all’amministrazione. Soprattutto, per i dirigenti presi da fuori, senza concorso, non si può più procedere per chiamata diretta, indirizzata ad personam, ma si deve aprire una selezione tra una rosa di candidati.

All’ultimo è passato anche un emendamento che mette dei limiti al precariato della p.a.
Legato al discorso del precariato è anche il riconoscimento di punteggi nei concorsi per chi ha maturato esperienze nella p.a. con i senatori che chiederanno di estendere la soglia massima del 50% per le riserve anche nei bandi relativi agli enti locali. A proposito è prevista la creazione di un “sistema informativo nazionale”, una sorta di cervellone, una mega database, capace di orientare la programmazione delle assunzioni.
Il tutto sotto il controllo del Ministero della p.a., supportato dall’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle p.a., che così acquisirebbe anche un nuovo ruolo. Non è escluso inoltre che si torni a parlare di staffetta generazionale: part time per i lavoratori più anziani e apprendistato per le nuove leve.

C’è poi da immaginarsi un dibattito ampio sull’accorpamento della Forestale (in molti si sono detti contrari anche se l’esecutivo ha comunque assicurato il mantenimento delle funzioni).

Sembra invece che si sia trovata la quadra su un altro punto chiave del DDL, quello che riguarda i poteri del premier. Il dossier del servizio studi dell’Aula chiarisce come l’attuazione dei criteri inseriti nella delega autorizza a cambiare il decreto legislativo del 1999 sull’organizzazione del Governo.
Invece, aggiunge, “non è recata espressa autorizzazione, che peraltro non parrebbe esclusa” a “modificare la legge 400 del 1988, nella parte relativa agli organi del Governo e l’organizzazione della Presidenza del Consiglio”.

Le altre questioni contenute nel DDL delega

La delega affronta diversi argomenti, dall’inasprimento alla lotta all’assenteismo, con funzioni di controllo e relative risorse che passano dalle Asl all’Inps, alla cittadinanza digitale, alle municipalizzate.
Debutta, infatti,  la ‘carta della cittadinanza digitale’ e arriva anche un dirigente incaricato di traghettare alla svolta digitale.
Si pongono inoltre le soglie minime per il telelavoro. C’è inoltre un ampio ricorso alla regola del ‘silenzio-assenso’ tra le amministrazioni. La riforma prevede poi un taglio delle prefetture con l’ormai noto Ufficio territoriale dello Stato ed un sostanziale dimezzamento delle camere di commercio.
Tra le novità infine un provvedimento per sbrogliare la matassa dei provvedimenti attuativi, con l’obiettivo di fare ordine e di sbloccare leggi rimaste in sospeso.


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