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Città metropolitane, ANCI propone una rimodulazione più solidale
L'Assoziazione dei Comuni ha inviato al governo un'alternativa rimodulazione dei 27 milioni di euro di taglio per ridurre l’impatto dello stesso sulle città di Roma, Napoli e Firenze

Una diversa rimodulazione dei 27 milioni di euro di taglio per ridurre l’impatto dello stesso sulle città di Roma, Napoli e Firenze, è questo l’accordo trovato nella riunione del coordinamento Anci Città metropolitane, svoltosi ieri a Roma nella sede dell’Associazione e che si è tradotto in una formale proposta alternativa.

la proposta ANCI

“Ribadita la gravosa riduzione di risorse complessive pari a 256 ml – scrivono i sindaci delle Città metropolitane nella lettera di accompagnamento al documento – la proposta di modifica, fermo restando l’ammontare generale, risponde a nostro avviso ad un principio di mutualità solidale e di gradualità, necessario per giungere ad una effettiva e sostenibile standardizzazione della spesa, nonché a principi di proporzionalità e di equità fra le Città metropolitane rispetto al contributo richiesto dallo Stato”.

Infatti, dopo la divulgazione riepilogativa dell’assegnazione del Fondo di solidarietà comunale 2015, la CGIA di Mestre aveva rilevato che i tagli più pesanti sarebbero caduti sulla testa dei sindaci di Cosenza, di Napoli, di Siena e di Firenze. In termini assoluti, scriveva una settimana fa l’Associazione di Mestre, la “rasoiata” più pesante la subirà il Comune di Napoli. Il sindaco De Magistris si troverà con 50,8 milioni di euro in meno a diposizione rispetto allo scorso anno. Altrettanto pesante il taglio che interesserà il Comune di Roma: 46,7 milioni di euro (16 euro pro capite). A Milano, invece, le mancate risorse sfioreranno i 36 milioni di euro (27 euro per ciascun residente).

“C’erano riserve da parte di alcune città – ha riferito il presidente Fassino al termine della riunione – ma oggi l’Anci ha dato una dimostrazione di coesione e solidarietà importante. Ora analoga disponibilità ce l’aspettiamo dal governo, per arrivare ad un accordo nel corso della prossima settimana che si concluda con la decisione politica di varare il decreto enti locali in tempo utile per la chiusura dei bilanci”.

Città metroplitane, no alle sanzioni per lo sforamento del Patto

Fassino è tornato a chiedere che nel decreto enti locali sia prevista anche “la non applicazione delle sanzioni per lo sforamento al Patto ereditato dalle vecchie Province e la copertura da parte dello Stato, come peraltro prevede la legge Delrio, del 30% del costo del personale. Dal 1° gennaio – ha ricordato a tal proposito Fassino – gli stipendi sono a carico nostro, chiediamo quindi che i dodicesimi pagati fino ad ora ci vengano restituiti”.  “È in corso un negoziato – ha quindi concluso il presidente Anci – speriamo che si arrivi a una conclusione positiva che accontenti tutti”.

Tutte le richieste del decreto enti locali

Oltre alle sanzioni per lo sforamento del Patto, Fassino è tornato a chiedere che nel decreto enti locali trovino soluzione le questioni più urgenti per la finanza degli enti locali.

La diversa ripartizione del taglio, ha detto Fassino, è praticabile se si arriva un “accordo su tutte le altre questioni aperte: “Dalla reintroduzione del fondo perequativo di 625 milioni, al meccanismo compensativo sull’Imu sui terreni agricoli e montani per i piccoli Comuni, passando per la flessibilizzazione del nuovo sistema di contabilità, fino alla possibilità di utilizzare nella spesa corrente la rinegoziazione dei mutui, l’alienazione di beni mobili e immobili e gli avanzi di esercizio”.

In particolare, nella lettera di accompagnamento alla proposta ANCI, è stata ribadita la necessità che, a corredo della modifica del riparto del contributo da noi condivisa, il Governo introduca nel decreto legge in corso di adozione alcune precise misure che possono alleviare la difficile situazione finanziaria delle Città metropolitane per il 2015 e che riteniamo vadano accolte nella loro totalità:

Alcune di tali questioni sono state già oggetto di condivisione con il Governo, la nostra richiesta – conclude la lettera – è che possano trovare nella loro totalità recepimento nel decreto-legge o in sede di conversione parlamentare.


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