MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


Unioni civili: la relazione del governo non arriva, stop all'esame del d.d.l.
La relazione dovrebbe quantificare gli effetti della norma sulla reversibilità della pensione del coniuge defunto

Tarda ancora ad arrivare la relazione tecnica del Ministero dell’economia chiesta al governo dalla Commissione Bilancio del Senato per proseguire l’esame del d.d.l. unioni civili, a firma della relatrice Monica Cirinnà.  
Infatti in V commissione – che ha sta esaminando il testo in consultiva – è stata chiesta una relazione con le possibili quantificazioni ed effetti della norma sulla reversibilità della pensione del coniuge defunto.

Al momento, riferiscono fonti di governo, mancano alcuni dati chiesti al Ministero della giustizia e per questo la relazione non è stata depositata. In particolare, il Ministero dovrà chiarire quali nuovi oneri lo Stato dovrà affrontare con l’introduzione delle unioni per le coppie omosessuali e la piena equiparazione nelle norme sul piano fiscale, previdenziale ed assistenziale.

Il testo prevede infatti che tra i futuri diritti delle coppie – unite civilmente – ci sarà quello della reversibilità dell’assegno pensionistico. La norma aumenterebbe la spesa pensionistica e la copertura finanziaria potrebbe presentare delle criticità. 
Il Ministero, quindi, dovrà quantificare le possibili spese, ma – riferiscono fonti di Palazzo Chigi – “con il rischio di fare previsioni al ribasso”. Per alcuni, infatti, è impossibile fare una previsione esatta su quanti potrebbero utilizzare il futuro istituto e quindi accedere ai diritti previsti.

Durante la seduta del 13 luglio, in V commissione, come riportato da Public Policy, la relatrice Magda Zanoni (Pd) aveva sottolineato che si dovrà “valutare la portata dell’articolo 3, il quale – tra l’altro – estende l’indennità che il datore di lavoro corrisponde in caso di morte del dipendente (ai sensi dell’articolo 2122 del codice civile) anche alle persone che hanno contratto un’unione civile: risulta necessaria una stima dei possibili effetti onerosi, con particolare riguardo ai casi di decesso di pubblici dipendenti”. 

Quindi “è necessario individuare, tramite relazione tecnica, gli effetti per la finanza pubblica della piena equiparazione tra coniugi e partecipanti ad un’unione civile, disposta dall’articolo 3, comma 3, a partire dalle conseguenze sul piano fiscale, previdenziale ed assistenziale”. 

Cosa prevede il d.d.l. in discussione 
Il d.d.l. in esame introduce nel nostro ordinamento le unioni civili ma non apre – come successo in Irlanda – ai matrimoni per le coppie omosessuali e dunque alle adozioni per la coppia. 
Su quest’ultimo tema, il testo prevede la cosiddetta ‘stepchild adoption’ (a cui Area popolare si oppone): se uno dei due coniugi nella coppia ha avuto figli in precedenza, il partner può chiedere di essere riconosciuto come genitore adottivo. Per formare un Unione questa dovrà essere sottoscritta di fronte a un ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni e dovrà essere iscritta in un registro comunale. 
L’unione sarà certificata da un documento che attesti la costituzione dell’unione e che deve contenere: dati anagrafici; regime patrimoniale; residenza. Si potrà scegliere uno dei due cognomi o decidere di adottarli entrambi. Infine, come detto, il ddl contiene norme sull’accesso da parte di un coniuge della pensione (anche questa non condivisa da Area popolare). 
Il testo Cirinnà riconosce alla coppia diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate.

(Fonte: Public Policy) 


www.lagazzettadeglientilocali.it