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Riforma del Senato, polemiche per il super-canguro
Attesa per il voto sull'emendamento Cociancich che se approvato farà decadere tutti quelli all'articolo 1

Primi voti – ieri – sugli emendamenti alle riforme in Senato e la maggioranza incassa l’approvazione del primo emendamento che recepiva gli accordi interni al Pd e dell’intera maggioranza di governo. A questo si aggiungono numeri ampi che inducono all’ottimismo per i prossimi giorni. Ma il primo giorno di voti in Aula è stato contrassegnato da tensioni e proteste delle opposizioni a causa dell’escamotage della maggioranza stessa, il cui emendamento è stato scritto in modo tale da farne decadere molti altri. Proteste che sono giunte alla minaccia di abbandonare i lavori.

Oggi è previsto il voto dell’emendamento “canguro” presentato dal senatore del Pd Roberto Cociancich. Esso assorbiva l’emendamento di Anna Finocchiaro che recepiva gli accordi di maggioranza, ma in più era scritto in modo tale da essere votato tra i primi, facendo cadere, una volta approvato, tutti gli altri, compresi quelli su cui incombeva il voto segreto.
Cosa che ha scatenato tensioni e proteste, giunte alla minaccia di abbandonare i lavori.

Alle proteste dell’opposizione Matteo Renzi ha replicato in prima persona: “Con 70 milioni di emendamenti l’obiettivo era bloccare la riforma ma non ce la faranno: arriverà in porto. E poi con 380mila emendamenti si può parlare di tutto tranne che di mancanza di diritti dell’opposizione”. Il premier è convinto di avere dalla sua il sostegno dei cittadini, sia perché i dati economici dimostrano che “le riforme fanno ripartire l’Italia”, sia perché “i cittadini sanno chi bluffa” e milioni di emendamenti sono un bluff. 

Dopo giorni di schermaglie verbali, finalmente l’Aula di palazzo Madama ha iniziato a votare gli emendamenti, partendo dal primo articolo. Ieri le opposizioni si sono sempre fermati a 119 voti. 

Si passerà poi all’articolo 2 il cuore della riforma, che affronta la composizione del Senato, e su cui c’è un emendamento che recepisce gli accordi interni al Pd e con tutta la maggioranza.


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