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Madia: la riforma dell'articolo 18 non vale per i dipendenti pubblici
La Madia è intervenuta sul dibattito riaperto dalla sentenza Corte di Cassazione con sentenza 26 novembre 2015, n. 24157 "c'è differenza sostanziale tra pubblico e privato, rappresentata dal tipo di datore di lavoro: il datore privato ragiona con risorse sue, quello pubblico ragiona con risorse della collettività"

“Per il pubblico impiego la riforma dell’articolo 18 non vale”, questa la posizione di Marianna Madia. 
«Anche la sentenza, letta a fondo e con attenzione», ha osservato il ministro a margine di un convegno a Bologna, «dice che, di fatto, quel lavoratore va reintegrato perché oggi ci sono delle norme che dicono che per i procedimenti disciplinari è così». Quindi «c’è stata una lettura parziale di quella sentenza», ha spiegato Madia, «dopo di che potranno anche esserci altre sentenze. Noi, come abbiamo sempre detto, nel testo unico sul pubblico impiego, chiariremo anche questo aspetto in modo esplicito». Madia ha annunciato che entro Natale arriveranno in Cdm i primi decreti attuativi della riforma della p.a.: Conferenza dei servizi, trasparenza con l’introduzione del freedom information act, codice dell’amministrazione digitale, riduzione dei corpi di polizia da cinque a quattro.

Altri mebri del Pd non sono, però, dello stesso avviso. C’è una forte volontà da parte dello stesso Governo, come si era già acpito dai dibattiti durante l’approvazione del job Act, di abbattere le differenze sia normative che culturali tra dipendente pubblico e dipendente privato.

Leggendo il testo della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione sembra che a livello giuridico non ci siano dubbi e che la questione sia quindi solo politica.

Per i giudici della sentenza, l’applicazione delle riforme dell’articolo 18 (legge Fornero del 2012, perché riguarda un licenziamento di tre anni fa) “è innegabile” per “l’inequivocabile tenore dell’articolo 51 del d.lgs. 165/2001” in base al quale lo Statuto dei lavoratori con le «successive modifiche e integrazioni si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti». Ma questa estensione, che per la Cassazione avviene «a prescindere dalle iniziative normative di armonizzazione», cioè senza che lo debba prevedere una regola esplicita, deve ovviamente fare i conti con le regole del procedimento disciplinare, la cui violazione può cancellare il licenziamento a prescindere dall’articolo 18.

In più (come si legge su “Il Fatto Quotidiano”) si potrebbe aprire un profilo di incostituzionalità se la riforma Madia escludesse gli statali dall’articolo 18, si rischierebbe di creare una discriminazione tra lavoratori pubblici e privati. E probabilmente la Consulta confermerebbe una disparità di trattamento”.

I decreti attuativi della riforma del pubblico impiego saranno, quindi, l’occasione per chiarire tutti i dubi sollevati dalla sentenza.


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