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Primo sì alle unioni civili: il Senato ha approvato la fiducia al governo sul maxiemendamento
Sì alla fiducia sul maxiemendamento, senza adozioni e obbligo di fedeltà

Sì del Senato alle unioni civili. Palazzo Madama ha approvato con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto la fiducia al governo sul maxiemendamento che sostituisce l’intero disegno di legge Cirinnà.
Al momento delle votazioni in Aula erano presenti 245 senatori. I votanti sono stati 244. Infatti prima della chiama sono usciti dall’Aula tutti i senatori del Movimento 5 stelle e, della maggioranza, al voto i senatori del Pd, Felice Casson e Luigi Manconi, e i 6 senatori di Ap Aldo Di Biagio, Roberto Formigoni, Giuseppe Marinello, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito e Maurizio Sacconi. Hanno dichiarato il loro voto contrario i gruppi Cor, Lega, Gal (con l’esclusione di Riccardo Villari) e Sel. Tra i senatori a vita hanno votato a favore Mario Monti e Giorgio Napolitano.
Il d.d.l. ora passerà alla Camera.

Immediate le polemiche politiche sulla maggioranza a supporto del governo dopo l’esito della votazione. La maggioranza che sostiene Renzi si è fermata a 155 voti, sufficienti a votare la fiducia e approvare il d.d.l. sulle unioni civili ma inferiori alla quota di 161 della maggioranza assoluta. Sono stati 18 i senatori di Ala-Alleanza Liberalpopolare per le Autonomie, su 19, che hanno votato la fiducia al governo. In questa situazione i verdiniani sono risultati quindi determinanti per superare la soglia della maggioranza assoluta.

Secondo il presidente del gruppo Forza Italia al Senato, Paolo Romani, “i numeri dimostrano che il gruppo Ala è stato decisivo nel voto di fiducia al governo Renzi sulle unioni civili: è la certificazione che la maggioranza è cambiata. I voti dei verdiniani, infatti, sostituiscono le defezioni del NCD e del PD su una legge sui diritti civili mai discussa né in commissione né in Aula. Questa trasformazione non può passare sotto silenzio, ci aspettiamo quindi che il pesidente del Consiglio, Renzi, ne tragga le dovute conseguenze e salga al Quirinale per formalizzare con il presidente della Repubblica, Mattarella, la nuova maggioranza governativa.”

Il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda ha risposto che “i voti di Ala sono stati aggiuntivi, e non determinanti”.

Per il Ministro della giustizia Andrea Orlando, il voto di Ala alla fiducia “non certifica un ingresso in maggioranza”, ieri “vi è stata una fiducia e Verdini non l’ha votata”. Orlando ha aggiunto che “se ci fosse un allargamento strutturale è una cosa di cui si può discutere”, tuttavia, ha spiegato, “sarebbe bene non far finta che questa legislatura non necessiti di larghe intese”.

Il senatore Denis Verdini, leader di Alleanza Liberalpopolare per le Autonomie, in una nota, ha commentato l’esito delle votazioni sul d.d.l. Cirinnà: “Il voto di oggi al Senato rappresenta una importante vittoria sul fronte dei diritti civili. Una vittoria che va ascritta soprattutto a tutti quei cittadini che da troppo tempo attendevano una legge che finalmente mettesse l’Italia al passo con le grandi democrazie occidentali”. Poi ha sottolineato il peso politico del suo partito sostenendo che oggi è stata “una giornata a suo modo storica, a cui i senatori di Ala hanno dato un contributo essenziale, in perfetta coerenza con la vocazione riformista che sta alla base delle ragioni per cui il movimento è stato fondato. Era giusto che una legge fondamentale per la coscienza civile del Paese fosse approvata con la maggioranza assoluta dei senatori e ciò è avvenuto  grazie al voto di fiducia al governo espresso da Alleanza Liberalpopolare – Autonomie. Questo è motivo di grande orgoglio e ci spinge a lavorare anche nei prossimi mesi affinché la Legislatura continui nel solco delle tante, indispensabili riforme in agenda, alle quali daremo sempre il nostro fattivo contributo”.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, soddisfatto del risultato ottenuto, ha scritto su Facebook: “La giornata di oggi resterà nella cronaca di questa Legislatura e nella storia del nostro Paese. Abbiamo legato la permanenza in vita del governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”.
Poi sulle polemiche, Renzi ha scritto: “Leggo critiche, accuse, insulti. Rispetto tutti e ciascuno, dal profondo del cuore. Ma quel che conta è che stasera tanti cittadini italiani si sentiranno meno soli, più comunità. Ha vinto la speranza contro la paura. Ha vinto il coraggio contro la discriminazione. Ha vinto l’amore. Se come minaccia qualcuno, io andrò a casa perché “colpevole” di aver ampliato i diritti senza aver fatto male a nessuno, lo farò a testa alta. Perché – ha concluso – oggi l’Italia è un Paese più forte. Perché oggi siamo tutti più forti”.

Il primo commento della senatrice Monica Cirinnà: “è un primo passo, una vittoria con un buco nel cuore. Questa è una legge importantissima ma penso anche ai figli di tanti amici. Ora dobbiamo fare un secondo passo, siamo a metà della scala”.

Franco Grillini, presidente di Gaynet, ex parlamentare ed esponente storico del movimento lgbt ha commentato: “Ci sono voluti 30 anni dal primo progetto per avere una discussione vera e un primo voto su un testo di legge, che troviamo insoddisfacente per la mancata equiparazione al matrimonio e per l’assenza della stepchild adoption, ma che per la prima volta elenca i diritti delle coppie omosessuali rompendo un muro che sembrava invalicabile e che finora aveva visto il nostro paese come l’unico della vecchia Europa a non garantire i propri cittadini lgbt nei diritti di coppia e nella vita di tutti i giorni”. Poi Grillini ha auspicato che si velocizzi “l’approvazione alla Camera, in modo tale che la legge diventi definitiva senza perdere tempo e senza rientrare in quel buco nero di una discussione dove i partiti omofobi e razzisti si esercitano nel loro volgare punching ball contro le persone lgbt, inventando qualsiasi marchingegno ostruzionistico per fermare una legge che altrove esiste da anni”.


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