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Accountability negli Enti locali: come realizzarla
DPO in pillole/ Data protection e cybersecurity: formazione, educazione, adempimenti, mentalità, approccio. Un questione di metodologia

di LUISA DI GIACOMO*

Abbiamo ripetuto diverse volte che il GDPR costituisce una svolta di portata epocale nella tutela dei dati personali, in quanto non solo introduce una serie di novità normative (il DPO, la DPIA; il principio di data protection by design e by default); ma soprattutto perché getta le basi per un cambio radicale di mentalità. Come dice in prof. Franco Pizzetti, professore emerito di diritto costituzionale all’Università di Torino ed ex Garante della Privacy, il GDPR è prima di tutto una metodologia e l’errore più grande che si può fare è considerarlo una mera fonte di adempimenti burocratici.

Il concetto di accountability

In questa rubrica tentiamo di fornire un approccio pratico alle “cose da fare per essere in regola”, ma la tensione deve o dovrebbe essere sempre e solo una: l’ambizione, per l’Ente locale ad arrivare ad essere accountable. Come per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, una chimera di cui si parla di continuo, così anche per la normativa sulla protezione dei dati è necessario operare su più livelli: formazione, educazione, adempimenti, mentalità, approccio, il tutto mirato al raggiungimento della “famigerata” accountability.

Di accountability abbiamo già lungamente disquisito: si tratta di un principio che rappresenta il passaggio dalla forma alla sostanza, da una visione formale di “applicazione di misure minime” (quale era quella che si fondava sul d.lgs. 196/2003) all’introduzione di un sistema basato sul rischio di misure adeguate, senza un elenco predefinito di adempimenti precisi (cosa che rende tutto più complesso e sfuggente), ma basato sull’analisi dell’organizzazione propria di ogni Ente e sulla successiva predisposizione di misure tecniche e organizzative “su misura”.

L’Ente non solo deve attuare misure tecniche ed organizzative, ma altresì deve essere in grado di dimostrare di averlo fatto: questa è l’essenza del principio di accountability, tradotto in italiano con responsabilizzazione, un termine non errato ma incompleto: responsabilizzazione e rendicontazione, forse, sarebbero maggiormente significativi del vero spirito del principio di accountability.

L’essenza del principio l’accountability è duplice:

Allo stesso modo, duplice è il meccanismo che regola l’accountability:

Ma quali sono nella pratica le misure che l’Ente titolare deve attuare?

Purtroppo, non esiste un elenco preciso di tali misure: non dimentichiamo che stiamo parlando di una legge europea, di un Regolamento, che si applica in maniera identica a tutti gli Stati dell’Unione e che, pertanto, si limita a statuire principi, che in ogni singolo Paese saranno attuati in armonia con le leggi preesistenti e con il sistema giuridico e normativo già esistente.

La normativa in materia di protezione dei dati lascia che il titolare del trattamento sia libero di decidere

Da un lato, l’Ente titolare ha quindi il vantaggio di poter decidere in autonomia che cosa fare, fino ad arrivare al paradosso di decidere, più o meno consapevolmente, di non fare nulla; dall’altro, è evidente, il rischio di sanzioni aumenta, proprio in considerazione della “troppa libertà” lasciata ai singoli titolari.

Quindi, che cosa fare nella pratica?

Ecco una serie di punti pratici e concreti che ciascun Ente titolare di trattamento dovrebbe valutare di attuare per garantire che la tutela dei dati trattati sia in linea con il principio di accountability.

L’Ente titolare dovrebbe:

Molti di questi passaggi sono stati analizzati negli articoli passati, altri li vedremo nel corso delle prossime settimane, con lo scopo di fornire agli Enti una consulenza pratica, concreta, utile da attuare subito al proprio interno per mettere in pratica nella maniera più semplice e razionale possibile l’importante principio di accountability su cui si fonda l’intera normativa in vigore sulla protezione dei dati.

>> L’ARCHIVIO INTEGRALE DELLA RUBRICA DELL’AVV. LUISA DI GIACOMO.

Cybersecurity - Luisa Di GiacomoL’AUTORE
* Luisa Di Giacomo è avvocato da oltre quindici anni, dal 2012 è consulente privacy presso diverse aziende nel nord Italia e dal 2018 ricopre l’incarico di DPO presso diverse Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Enti di ricerca, Enti socio assistenziali) e società private. Dal 2022 fa parte del pool di consulenti esperti in Data Protection Law istituito presso l’European Data Protection Board.
Formata nell’ambito del diritto civile e commerciale, negli ultimi dieci anni si è dedicata in via esclusiva al diritto di internet, delle nuove tecnologie, della protezione dei dati personali e della cybersecurity.
Ha svolto periodi di studio e di lavoro all’estero, è docente e formatore per Maggioli spa, responsabile della sezione cybersecurity del portale diritto.it, redattrice per la Gazzetta degli Enti Locali.
Parla inglese e francese a livello madrelingua, ed ha una discreta conoscenza dello spagnolo e del portoghese.
Ama scrivere narrativa e dedicarsi all’attività di formazione in aula e online, già autrice per La Gazzetta degli Enti Locali della rubrica I martedì della cybersecurity.
Le piace definirsi Cyberavvocato.


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