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ANAC: "Vietato attribuire incarichi a persone condannate, anche se pena è sospesa"
L'Autorità Anticorruzione interviene sul tema dell'inconferibilità in funzione di prevenzione della corruzione

Niente incarichi ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione, anche se la pena è stata sospesa.  Questo l’orientamento espresso dall‘ANAC attraverso Atto del Presidente del 7 dicembre 2022. L’Autorità Anticorruzione ha evidenziato che “il divieto di attribuzione degli incarichi ai condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati contro la Pubblica amministrazione vale anche nell’ipotesi in cui la pena sia stata sospesa”.

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La premessa

All’ANAC era stata avanzata una richiesta di parere sull’applicazione delle norme sull’inconferibilità degli incarichi previste dal decreto legislativo 39/2013 (Legge Severino) nei confronti di un dirigente della Calabria condannato a otto mesi di reclusione, con pena sospesa, per il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.

I rilievi dell’ANAC

L’ANAC ricorda “come l’inconferibilità degli incarichi in caso di condanna per reati contro la Pubblica Amministrazione non rientri nella categoria delle sanzioni (penali o amministrative) ma riguardi uno status oggettivo nel quale si trova chi è stato condannato anche con sentenza non passata in giudicato per uno dei reati contro la Pubblica amministrazione previsti dal codice penale”.
L’inconferibilità – sottolinea l’ANAC – ha una funzione di prevenzione della corruzione, e di garanzia dell’imparzialità dell’amministrazione. Sono vietati quindi l’attribuzione o il mantenimento degli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali e negli enti di diritto privato in controllo pubblico e degli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali del servizio sanitario nazionale. La sentenza infatti è la prova che il condannato non è idoneo ai poteri pubblici.


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