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L'affondo della Corte dei Conti: "Enti e Authority sono vittime di una costosa ipertrofia"
La presentazione del Rendiconto generale dello Stato 2015 diventa l'occasione per fare il punto sull'andamento della spesa pubblica: con alcuni cenni a Brexit e riorganizzazione p.a.

La Corte dei Conti promuove di fatto la spending review, criticando tuttavia Enti e Authority, vittime (parola di giudici contabili) di una “costosa ipertrofia”. La presentazione del Rendiconto generale dello Stato 2015 si trasforma così nell’occasione per i giudici contabili per fare il punto sull’andamento di una spesa pubblica che comunque negli ultimi anni – ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri – è stata oggetto di un contenimento che “appare assai severo: retribuzioni pubbliche, acquisto beni e investimenti mostrano anche nei dati del 2015 il permanere di una evoluzione sotto controllo”. In particolare la spending review ha portato a partire dal 2010 per i redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche a “una diminuzione in valori assoluti che nel 2015 assomma ad oltre 10 miliardi e che colloca l’Italia tra i paesi europei con la più bassa incidenza tra costo del lavoro pubblico e prodotto interno lordo”.

Scarica l’introduzione del presidente Pasquale Squitieri alla Relazione sul Rendiconto generale dello Stato.

D’altro canto, il presidente ha evidenziato come “l’urgenza, talvolta affannosa, di realizzare un rigido percorso di rientro verso l’equilibrio di finanza pubblica ha reso più difficile il bilanciamento con le esigenze, anch’esse pressanti, di salvaguardia di politiche pubbliche vitali”. Squitieri ha indicato, fra l’altro, il “continuo assottigliarsi in questi anni della quota di risorse pubbliche destinate alle infrastrutture e in generale alle opere pubbliche che in questo caso vede l’Italia in coda alla graduatoria europea. Una tendenza comune tanto all’amministrazione centrale quanto agli enti locali”.

Il recupero della crescita del Pil appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei”. Si è espresso in questo modo il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Angelo Buscema. “L’elemento di maggiore vulnerabilità” italiana, “l’elevato livello del debito pubblico, impone, ben più dei vincoli UE, un dosaggio molto attento” tra sostegno alla crescita e rientro del debito, “fondamentale per le aspettative dei mercati”. Il quadro europeo è “sempre meno stabile” per le spinte che arrivano “non solo nella Gran Bretagna” (vedi Brexit, ndr). Buscema osserva che la fase attuale “è dominata da molteplici fattori di incertezza sul piano internazionale come su quello interno”. Tra i fattori di incertezza anche “una condizione latente di instabilità finanziaria, connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa”.

E a proposito di una riorganizzazione della Pubblica Amministrazione disordinata: “Il processo di riordino degli assetti organizzativi” della Pubblica Amministrazione “è stato defatigante, continuo e disordinato e, in taluni casi, si è venuto a sovrapporre ad analoghi percorsi derivanti dalla ridefinizione delle competenze dei ministeri ovvero dalla costituzione di Enti e Agenzie nazionali. Anche il processo di riduzione della rete periferica degli uffici dei ministeri è stato sinora troppo timido e ha, in definitiva, inciso solo sui vertici degli uffici”.

“Lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo”, soprattutto sulle spese “che più incidono sul funzionamento delle amministrazioni e sui servizi resi ai cittadini”. A sottolinearlo è il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, ricordando in particolare che tra 2010 e 2015 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella PA è diminuita “in valore assoluto a oltre 10 miliardi”. L’azione di riequilibrio dei conti pubblici si è tradotta anche in risparmi “molto rilevanti” della spesa per interessi sul debito. “L’uscita dalla stretta emergenza finanziaria e l’auspicio di una ripresa economica più solida hanno consentito, di recente, di predisporre correttivi a manovre di taglio che, alla lunga, stavano mostrando ‘effetti collaterali’ insostenibili”, prosegue Squitieri.

Per il taglio delle tasse è fondamentale rivedere l’intero sistema. “L’auspicabile prospettiva di una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese ripropone la necessità di una revisione strutturale dell’intero sistema tributario”. Lo ha ribadito il procuratore generale della Corte dei Conti Martino Colella in occasione del giudizio di parifica sul bilancio 2015. L’impegno, ha sottolineato il magistrato contabile, deve muoversi “in tre direzioni: un ampliamento della base imponibile, una rivisitazione degli obiettivi redistributivi assegnati al sistema di prelievo e la ricerca di un effettivo coordinamento della leva fiscale tra livelli di governo”.

“L’attuale ipertrofia di enti e strutture, comprese le cosiddette autorità indipendenti” richiede “che si attivi una concreta attività di sfoltimento degli stessi, partendo dai casi in cui più evidente è la duplicazione delle competenze e la sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza”, prosegue Colella in occasione del giudizio di parificazione del bilancio dello Stato 2015, sottolineando che servono interventi concreti “più che l’avvicendarsi di generiche e spesso contraddittorie previsioni di riduzione o razionalizzazione, la cui attuazione è sostanzialmente lasciata alla mera discrezionalità, se non all’arbitrio, delle amministrazioni centrali o locali interessate”.


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