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Green Pass nella PA: il nodo della sostituzione dei dipendenti pubblici assenti
L’impossibilità di prevenire eventuali carenze di organico potrebbe compromettere la funzionalità degli Enti di minori dimensioni

Il Green Pass obbligatorio per l’accesso al luogo di lavoro potrebbe mettere in serio pericolo l’organizzazione delle pubbliche amministrazioni con minor numero di impiegati. Il rischio è che l’attività di pianificazione compiuta dal datore di lavoro si rilevi del tutto inutile, poiché solo all’inizio di ogni giornata lavorativa sarà possibile avere cognizione del personale in servizio. Questa in sintesi una riflessione pubblicata questa settimana sulle pagine del Sole 24 Ore da Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan. Infatti, attraverso il decreto legge 21 settembre 2021, n. 127, il Governo ha esteso a tutto il personale delle pubbliche amministrazioni l’obbligo di possedere e di esibire, per l’accesso al luogo di lavoro, la certificazione verde COVID-19 (il cosiddetto “Green Pass“), escludendo da tale obbligo i soli soggetti esentati dalla campagna vaccinale per motivi sanitari.

Come si legge nel rilievo innalzato sul Sole 24 Ore, solo all’inizio di ogni giornata lavorativa il dipendente sarà tenuto a comunicare l’assenza e soprattutto è impossibile preventivare il lasso di tempo in cui la stessa si protrarrà in considerazione del doveroso rispetto della privacy del lavoratore. La inaccessibilità delle informazioni sanitarie relative al Green Pass, infatti, rende particolarmente complessa anche un’ipotetica attività di vigilanza da condurre mediante strumenti telematici, in quanto il dipendente disonesto potrebbe comunicare informazioni false senza andare incontro a una sanzione disciplinare, essendo molto difficile cogliere i presupposti di infedeltà della condotta.

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D’altro canto, molte Amministrazioni, in special modo quelle sottodimensionate, non possono rinunciare a cuor leggero a determinati professionisti dalle competenze specifiche senza rischiare di compromettere l’erogazione di servizi essenziali. Si segnalano al riguardo diversi accordi stretti tra enti e dipendenti volti a combinare la presenza in servizio per pochi giorni, grazie al tampone, e lo smart working. Altre soluzioni al momento, non sembrano percorribili: non è infatti possibile assumere a tempo determinato altro personale per motivi sostitutivi, proprio in relazione al carattere giornaliero e, in ultima analisi, imprevedibile dell’assenza. Un’enigma la cui risoluzione deve essere fornita rapidamente, stante l’obbligo in vigore dalla metà di ottobre.


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