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Il welfare dei Comuni dà l'addio alla spesa storica
Ok al nuovo metodo di calcolo dei fabbisogni standard dei Comuni nelle funzioni sociali

di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Il federalismo fiscale fin qui ha prodotto dibattiti infiniti e altrettanto caos. Ma qualche volta riesce a ottenere risultati concreti, anche se nascosti dietro complicate architetture tecniche. Uno, importante, è arrivato ieri con l’approvazione definitiva del nuovo metodo di calcolo dei «fabbisogni standard» dei Comuni nelle funzioni sociali. Tradotto, significa che i sindaci del Sud avranno più risorse per asili nido, assistenti sociali e welfare locale.

Perché la distribuzione dei fondi non avverrà più in base alla spesa storica, che al Sud è bassa perché i servizi non ci sono; ma sarà parametrata, appunto, sui «fabbisogni» individuati in base ai livelli delle realtà migliori. Il cambio di paradigma è evidente. Perché si spezza il circolo vizioso che condanna i Comuni con pochi asili a continuare a non averne. E perché il principio guida non è più la storia, ma i diritti, che sono uguali a Brescia e a Catanzaro. «A Reggio Calabria – sintetizza Laura Castelli, che da viceministra al Mef con delega alla finanza locale ha seguito tutta la partita – lo standard passa da 78 a 102,83 euro ad abitante, e a Giugliano in Campania da 59 a 95,84. Rendiamo tutti i Comuni più uguali». La novità, chiusa ieri con il via libera al metodo in Commissione per i fabbisogni standard, è stata resa possibile dai 651 milioni a regime (216 per quest’anno) stanziati dall’ultima legge di bilancio. Ora toccherà agli amministratori locali trasformare questi soldi in servizi, perché l’alibi è caduto.


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